E’ un po’ di tempo che il sito di Grillo mette in evidenza posizioni pro Borboni in chiave anti Savoia e antirisorgimentale, proprio in vista dei 150° dell’Unità d’Italia.
Raccontare nel 2010 la storia prendendo come punto di partenza l’essere a favore o contro i Borboni o i Savoia la dice lunga sulla qualità del dibattito che, se così impostato, non può altro che sfociare in elenchi di fatti portati a favore o contro i Borboni od i Savoia.
Lo spessore della dinastia dei Borboni – reali spagnoli regnanti su terre che nulla avevano a che fare con la Spagna – può essere visto nella fuga di Ferdinando IV da Napoli a Palermo in occasione della Repubblica napoletana del 1799.
Il Borbone Ferdinando IV lasciò a combattere in sua vece i lazzari una sorta di giovani border line di classe sociale misera che erano stati sufficientemente motivati – come succede spesso nella storia – per servire e combattere in favore proprio di chi li teneva in quelle condizioni misere.
Lo spessore della dinastia dei Savoia può essere invece visto nella fuga che tutta la famiglia fece durate la seconda guerra mondiale andandosene da Roma, quando il gioco cominciava a farsi duro. Fuggendo e lasciando allo sbando tutti i suoi sudditi.
Sì perché in un regno sia esso borbonico o savoiardo, non ci sono cittadini ma sudditi.
Mi pare quindi chiaro che attaccarsi al “il mio re è più buono del tuo” si finisce con il diventare politicamente lazzari nel XXI secolo.
Ma proseguiamo nel richiedere aiuto alla storia.
Dopo millenni di regni e re taumaturghi è quasi impossibile pretendere che la figura del re possa aver perso tout court la sua potenza che è via via stata, ed è riproposta fino ai nostri giorni.
Il re oltre a regnare, potere politico, “aveva anche il potere” di guarire i malati da alcune patologie con il solo tocco della propria mano: un vero e proprio “miracolo regio”. Per esempio nella monarchia francese questo tocco taumaturgico:
“Luigi XIII e Luigi XIV lo compiono regolarmente nelle grandi feste, Pasqua, Pentecoste, Natale o Capo d’Anno, talvolta la Candelora, la Trinità, l’Assunta, Ognissanti. Quando la cerimonia si svolge a Parigi, il Gran Prevosto la fa annunciare alcuni giorni prima a suon di tromba e con manifesti; ci sono rimasti alcuni di questi affissi al tempo di Luigi XIV” (Marc Bloch, I re taumaturghi, Einaudi, Torino, 199, pag. 280).
Ci è di aiuto per capire la posizione del sito di Grillo su ciò di cui stiamo parlando, anche la figura di scrittori come Molière - a molti di noi istintivamente vicino con la sua corrompente critica alla società – e del rapporto che ebbe proprio con la corte di Luigi XIV.
Molière per tutta la vita dispiegò il suo spirito critico con il quale metteva in ridicolo il furbo contadino, il vanitoso borghese, il mercante e lo stupido signorotto di campagna.
Tuttavia si guarderà bene dall’attaccare l’istituto monarchico, i privilegi della nobiltà, un duca o un marchese. Questo gli valse il favore e la protezione di Luigi XIV, il Re Sole. E da quest’ultimo verrà ricambiato. Molière terrà dal 1622, per concessione del re, le sue rappresentazioni al Théatre du Palais-Royal . Nel 1664 parteciperà con la sua opera Tartufo all’inaugurazione della reggia di Versaille, con la quale Luigi XIV imporrà anche visivamente ed architettonicamente il suo potere accentratore. Nel 1665 la compagnia di Molière avrà il diritto di chiamarsi troupe du Roi.
Sono gli anni durante i quali Luigi XIV assume direttamente la gestione dello Stato e introduce la mistica del potere assoluto.
Quindi facendoci condurre da dispute regie si rischia di diventare lazzari dell’uno o troupe du Roi dell’altro.
Per brevità si può ricavare dall’elenco delle 124 persone fatte giustiziare dai Borboni dopo il fallimento della Repubblica napoletana del 1799, chi componeva l’opposizione ai Borboni stessi. Si trovano medici, studenti, avvocati, contadini, ufficiali di fanteria, notai, marinai, albergatori, maestri di scherma, impiegati, poeti, benedettini, vinai, sacerdoti, farmacisti etc. Quella che noi chiameremo oggi la società civile.
E’ interessante osservare che quasi mezzo secolo dopo e lontano da Napoli, i 147 morti e feriti di un altro moto risorgimentale accaduto a Bologna l’8 agosto 1848, hanno si può dire, la stessa composizione sociale di quelli di Napoli.
Vi si trovano farmacisti, ingegneri, pittori, impiegati, legatori di canapa, possidenti, calzolai, negozianti, barbieri, scrivani, librai, portalettere, canapini, facchini, ballerini, macellai, tessitrici, sensali etc. Tra questi mi piace ricordare un giovane di 20 anni di cui non si conosce il nome, che è stato così descritto nell’elenco pubblicato sulla Gazzetta di Bologna n. 255 del mercoledì 13 dicembre 1848:
“N.N. morto all’Ospedale Clinico. Età apparente anni 20. Aveva al collo un cordone con appesa una medaglia all’immagine di M.V.”.
Non ho quindi dubbi tra i protagonisti del risorgimento scelgo di stare con Mazzini che è morto da clandestino in Italia. Con Mameli che è morto a 21 anni a seguito delle ferite nella difesa della seconda repubblica romana. Con Ugo Bassi sacerdote fucilato nella sua Bologna perché garibaldino e difensore della seconda repubblica romana. Con Garibaldi sopravissuto a tutte le battaglie e ritiratosi a vita privata. E mille e mille altri che cercavano di fare diventare gli abitanti della nostra penisola un po’ meno sudditi ed un po’ più cittadini avendo dall’altra parte, sulla penisola, ad opporsi a questo programma principalmente il Papa a Roma ed i Borboni a Napoli.
E’ vero i protagonisti del risorgimento non hanno potuto fare a meno dei Savoia, ma chi parteggiava per il Papa o per i Borboni non poteva e non può, accusare quei protagonisti del risorgimento di non aver potuto o saputo fare a meno dei Savoia.
Ognuno poi si sceglie i modelli che si merita.
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