venerdì 27 giugno 2008

(1) Censimento rom 1938

Eccoci di nuovo.
Ciclicamente ma sempre più di frequente si parla di rom, ancora. Questa volta per farne un censimento.
Gli oppositori a questo provvedimento richiamano la Germania di Hitler. Si vanno a cercare esempi di male al di fuori della propria tribù anche quando si hanno atteggiamenti per così dire non tribali.
E’ nella nostra storia che invece bisogna andare a cercare.
Siamo nel 1938. In quell’anno i giornali ricordavano che gli ebrei erano in rapporto di 1 a 1000 rispetto agli abitanti dell’Italia, per un totale di 44.000 ca. (Bottai nel suo Diario scriveva che ne risulteranno circa 70.000, ma la sostanza non cambia).
In quell’Italia nella quale si dividevano gli italiani a seconda della religione, come si sta ritornando a fare ora, risultava che c’erano:
43.868.000 cattolici
88.000 protestanti
44.000 ebrei
Era nientemeno questo piccolo 1 per 1000 “il” problema, per l’impero fascista, che andava risolto al più presto.
Sappiamo tutti come è andata a finire.

(2) Censimento rom 2008

Nel settantesimo anniversario del censimento degli italiani di religione ebraica, si vuole procedere al censimento degli italiani che si identificano con il nome di rom.
La storia può risultare irresistibile e potente come la biologia. Ci può programmare l’ideologia, la religione, così come ci programma la biologia.
Ineffabili, dentro le loro camicie bianche e le cravatte Regimental i nipoti di quel censimento del 1938 che ci siamo coltivati in questa nostra Repubblica, ci indicano ora come pericolo per l’Italia, nientemeno che i bambini rom.
Chi è cresciuto leggendo Julios Evola, Mussolini, Preziosi e, nelle feste comandate, Hitler, chi si è nutrito per decenni di tutto ciò, giunto sui 50/60 anni può forse cambiare?
Sì, può mettersi in testa il copricapo ebreo. Certo, può dichiarare “male assoluto” ciò a cui credeva fino a qualche anno fa. Ma tutto questo sarà solo un non fare corrispondere il copricapo con cosa c’è nel capo.
Risulta così che coprirsi la testa con il copricapo ebreo, consente in un primo tempo di diventare per esempio sindaco di Roma o ministro della Repubblica, e in seguito di proporre il censimento dei rom.
Il cerchio si chiude.
Un censimento è tale se si “conta” la totalità della popolazione. Gli italiani nomadi si debbono censire quando si censiscono gli italiani stanziali. In caso contrario non è un censimento ma una indagine su una parte, una schedatura, un deposito di notizie che si può utilizzare alla bisogna, contro quella parte.

(3) Censimento: un po’ di storia

In un periodo in cui tutti cercano le proprie e le altrui radici - un'orgia del pollice verde - non è inutile cercare le radici del censimento.
Una delle radici più remote è insospettabilmente Satana quando poteva essere ancora intercambiabile con Dio.
Nell’Antico Testamento nel libro delle Cronache 21,1 si legge che “Satan si levò contro Israele e indusse David a fare il censimento d’Israele”.
Se nell’episodio citato nel brano I Cronache 21,1 l’iniziativa del censimento è attribuita a Satana, nel medesimo episodio raccontato in II Samuele 24,1 è attribuita a Dio:
L’ira del Signore si accese di nuovo contro Israele ed eccitò Davide contro di loro, suggerendogli: “Va’ e fa’ il censimento d’Israele e di Giuda”.
La punizione sia nel caso dell’intervento di Satana che in quello di Dio è pressoché identica e terribile: “Signore fece scoppiare la peste in Israele e perirono 70.000 Israeliti.” (I Cronache 21,9-15).
Terribile castigo perchè il censimento provenendo dall’ambizione di Davide ed essendo un atto di sovranità che Dio aveva fino allora esercitato direttamente, apparve come un torto contro la teocrazia.
Il censimento quindi non era la semplice conta degli appartenenti ad un dato gruppo umano, ma aveva qualcosa di più profondo, qualcosa che affondava nei miti, qualcosa che aveva a che fare con più antiche divinità: qualcosa che poteva valere un castigo fino a 70.000 morti di peste in tre giorni.
La vicenda di re Davide si svolge intorno all’anno 1000 prima di Cristo. Circa cinquecento anni dopo, a conferma del persistere del carattere sacro del censimento, un altro re, questa volta un re di Roma, Servio Tullio, procedette anch’esso ad un census, cioè ad una opera di classificazione del suo popolo. Censimento secondo i mezzi finanziari che avrebbe determinato sia i diritti politici, sia i doveri militari. Censimento che richiamava a sua volta un antico meccanismo economico-politico che probabilmente implicava altresì un fattore morale.

(4) Emergenza rom 2008: i sommersi e gli emersi

Ora abbiamo più elementi per capire che non si scherza con il censimento. Quando lo si fa, lo si fa per tutti.
Se si fanno censimenti parziali della popolazione – una vera contraddizione in termini – è per includere od escludere qualche gruppo umano, di solito il più debole di quel determinato momento, od il più “antipatico”; per limitarne i diritti politici o civili.
Si sono mobilitati media, politici, impegnati in generale per difenderci dall’ “emergenza rom”. Le nuove vergini della democrazia ci prospettano sempre e continuamente nuove emergenze, così come molti dei convertiti in età adulta, vedono il peccato dappertutto non vedendolo più in sé.
Così noi sotto un diluvio di emergenze, possiamo venire salvati solo da loro, gli emersi nei vari gradi delle istituzioni politiche o religiose.
Se tutto l’impegno, tempo, risorse, intelligenze gli emersi lo avessero messo, ad esempio, per rendere finalmente effettivo l’accesso alla pubblica istruzione dei bambini e bambine e delle ragazze e ragazzi rom – che del resto come per ogni altro bambino italiano è obbligatorio per legge – il problema non sussisterebbe o sarebbe in via di soluzione.
Sarebbe così evidenziata la squalità della proposta di rendere riconoscibili i bambini rom attraverso le loro impronte digitali. A scuola le o gli insegnanti conoscono e riconoscono i loro alunni dal nome, dal sorriso, dal modo di parlare, dai capelli, dalla faccia, dalle loro paure e dalle loro allegrie, da mille altre manifestazioni, ma non certo dalle loro impronte digitali.
Cosa direbbe un emerso dal Parlamento o dal un Consiglio Comunale, se il proprio figlio venisse a casa con tutte e dieci le dita macchiate di inchiostro nero e dicesse che l’insegnante non credendo che si chiamasse Paolo Servelloni Vien dal Mare, lo ha verificato prendendogli le impronte digitali per confrontarle con quelle in possesso della scuola che sono, quelle sì, di Paolo Servelloni Vien dal Mare?

martedì 10 giugno 2008

Clinica Santa Rita

A Milano nella Clinica Santa Rita, secondo quanto hanno denunciato gli inquirenti e riportato dalla stampa, si sarebbero compiute decine e decine di mutilazioni di corpi, operazioni non necessarie, fino ad arrivare alla morte di cinque pazienti. Tutto allo scopo di aumentare le prestazioni per aumentare i guadagni della Clinica Santa Rita.
Il Servizio Sanitario nazionale, la sanità pubblica, quella che noi paghiamo sia direttamente che indirettamente, versa infatti un corrispettivo per ogni prestazione effettuata attraverso una struttura privata, alla struttura privata stessa: nella fattispecie la Clinica Santa Rita.
Se quello che è avvenuto a Milano, alla Clinica Santa Rita, dopo un anno di indagini ed intercettazioni telefoniche verrà accertato, è evidente che siamo di fronte, ad un avvenimento gravissimo, davanti al quale al quale si dovrebbe immediatamente intervenire per chiudere e requisire, come si fa per i reati mafiosi, la Clinica Santa Rita.
Se vi è la “malasanità” nella sanità pubblica, quando quest’ultima ha dei disservizi: errori, ritardi etc., questa come si deve chiamare “sanità criminale privata”.
Qui non è in gioco la stantia diatriba tra pubblico e privato, la verginità dell’uno o dell’altro, ma le persone nei loro corpi, persone e corpi che non si possono mai considerare strumenti di cosciente e perseguito arricchimento, sia esso pubblico o privato.
Attendiamo che i gruppi di fedeli di Santa Rita manifestino il loro disappunto e denuncino l’indebito uso del nome di quella Santa a copertura dei reati ora denunciati, rilevando nel contempo una carenza da parte di Santa Rita che non ha evidentemente protetto quei pazienti.
Attendiamo che l’Ordine dei Medici sospenda immediatamente e pubblicamente in via cautelativa i medici raggiunti da avviso di garanzia.
Attendiamo un pronto intervento del Mago di Oz della Città del Vaticano, in difesa di quei malati e del loro diritto alla vita.
Attendiamo un pronto intervento del Mago di Oz a Capo del Governo che per ora sembra interessato a colpire chi ordina, esegue e divulga le intercettazioni telefoniche proponendo cinque anni di carcere ciascuno.
Attendiamo una sua pronta attivazione anche per l’oggetto delle intercettazioni, cioè in questo caso, i medici che commettevano i reati per proporre una esemplare punizione ai colpevoli, ed ai pazienti un esemplare, anche se sempre non bastevole, risarcimento.
E’ vero il Mago di Oz a Capo del Governo non dovrebbe esternare a questo o a quel convegno, dettare perfino il numero di anni che secondo lui merita questo o quest’altro reato, ma dovrebbe “parlare” attraverso gli atti e le proposte del suo governo.
Ma tant’è se lo ha fatto per le intercettanti, attendiamo lo faccia anche per gli intercettati che commettono reati.
Attendiamo….

sabato 7 giugno 2008

Il Mago di Oz


Ieri il Capo del Governo italiano è andato a fare visita al Capo della Città del Vaticano.
Ieri il Capo del Governo italiano che in Italia ha combattuto in nome del diritto e della libertà – il suo partito si chiama appunto Popolo delle Libertà – ha baciato la mano al Capo di uno Stato Teocratico, con un’unica religione e nel quale tutti i poteri sono nelle mani di una sola persona: in quelle mani che lui ha baciato.
Ieri il Capo della Città del Vaticano, Capo di uno Stato di soli uomini ha parlato con il Capo del Governo italiano della difesa della famiglia tradizionale italiana, quella composta da un maschio ed una femmina, e contro le coppie omosessuali.
Ieri il Capo della Città del Vaticano, Capo di uno Stato di soli uomini fattisi eunuchi per il Signore, ha parlato con il Capo del Governo italiano, dei bambini e dei ragazzi della scuola italiana, specie della scuola organizzata dalla Chiesa Cattolica e del diritto al pluralismo nella e della scuola.
Ieri il Mago di Oz ha fatto visita al Mago di Oz.

lunedì 2 giugno 2008

(1) - La Festa del XX settembre 1870 e del 2 giugno 1946, o della diffcile storia della festa nazionale italiana

Le feste sono la carta di identità di una nazione. Come la carta di identità fermano in un dato momento storico una certa identità, ma come la carta di identità danno l’illusione a chi le celebra, che le feste ci siano sempre state e sempre ci saranno: immutabili.
Non è stato così specie per l’Italia.
Le difficoltà, per l’Italia, ad avere una festa nazionale, un proprio “14 luglio” sentito da tutti, sono tanto storicamente note, quanto poco percepite.
Sono due le date che ci interessano: il XX settembre 1870 giorno della breccia di Porta Pia a Roma, giorno nel quale si compì l’Unità d’Italia; ed il 2 Giungo 1946 nascita della Repubblica Italiana.
Tra queste due date non potremo ignorare quella dell’11 febbraio 1929 in quanto sostituirà quella del 20 settembre 1870.
Il XX settembre 1870 è stato completamente rimosso. Il 2 Giugno 1946 sarà rimosso nel 1977, ma poi ripristinato il 2 Giugno 2001.
Vediamone brevemente le storie.

(2) - La Festa del XX settembre 1870

La comparsa e la sparizione di feste segnano passaggi storici che riassumono in quella comparsa ed in quella sparizione molto di tutto ciò che è avvenuto prima e che verrà poi.
E’ il caso della ricorrenza del XX settembre 1870 che ha proprio nella sua nascita la sua stessa condanna.
Il XX settembre 1870 aveva infatti visto contrapposti da una parte ciò che restava dello Stato Pontificio e dall’altra il Regno d’Italia che entrato nella Roma del papa, aveva trovato la sua capitale definitiva.
Sul primo numero de L’Osservatore Romano era così descritta la situazione italiana:
“L’Italia è ormai divisa in due campi contrari, ognuno de’ quali avendo francamente innalzata la propria bandiera, tutti coloro che parteggiano per uno de’ combattenti, sono di necessità in un’opposizione irriconciliabile rispetto all’altro. Ogni dubbio, ogni illusione tornano impossibili, e conviene saper grado alla Provvidenza d’aver condotte le cose a tal punto, che ogni uomo ragionevole non possa esitare un istante solo sotto quale stendardo egli debba schierarsi.”
E perché non ci fossero dubbi il giornale della Santa Sede riportava le parole di Pio IX:
“Noi ascoltammo iteratamene l’Augusto Capo della Chiesa Cattolica […] Lo abbiamo sentito, nella sua Allocuzione del 18 Marzo passato, ripudiare ogni partecipazione “a quella falsa e indegna civiltà, che calpesta il diritto e la giustizia, che eccita e fomenta la licenza, che cammina al suo fine colla frode e colla violenza, e tenta di distruggere la Chiesa di Cristo”.
E quale consorzio (ha detto il Pontefice) può esistere fra la giustizia e l’iniquità? Quale società fra la luce e le tenebre? Quale accordo fra Cristo e Belial?” (in L’Osservatore Romano, lunedì 1 luglio 1861).
Questo nel 1861, nel 1870 la situazione, se possibile, era ancora peggiorata:
“Gesù, Giuseppe, Maria, oggi voi soli siete la speranza del Cattolico Mondo, e del nostro Gran Gerarca Pio IX”; così iniziava un libretto di preghiera – “Preghiere del Cattolico durante la persecuzione del Gran Pontefice Pio IX, dell’Arciprete Camillo Azzaroni”, Bologna, Tipografia di Carlo Guidetti, 1871 - interessante documento di come era vissuta la fine del potere temporale del papa da parte dei cattolici italiani. Distribuito ai fedeli nel 1871, era la risposta al “gran torto” subito” da Pio IX. Una risposta che univa politica e pastorale, conteneva infatti preghiere per il mattino, la sera, la messa, la confessione e la comunione. Al mattino il fedele pregava così:
“Quando in passato il sole co’ suoi raggi indorava la cima dei monti io, o Gesù o Giuseppe o Maria, dopo un’umile preghiera per la povera mia anima, non altro aveva a dirvi, se non che: conservate e proteggete il Capo della mia Chiesa, il mio predilettissimo Pio Nono.”(pag. 6)
Si proseguiva con una annotazione storica:
“Dal 1859 in avanti Egli [Pio IX n.d.a.] era sempre in mezzo agli affanni e alle persecuzioni, ma era sempre grande e potente, perché poteva liberamente stendere gli atti della sua grandezza e della sua potenza a tutto il Cattolico mondo. Ma dal 20 settembre 1870 a questa parte, tutta la sua grandezza, e tutta la sua potenza, non è più che in Dio.”(pag. 6, 7)
La data del 20 settembre viene ripetuta molte volte in questa preghiera, non tanto evidentemente per ricordarla a Dio, ma perché fosse ricordata dal fedele. Si continuava con Pio IX che:
“Prima del 20 settembre, alzandosi di letto poteva fra le sue pecore, fra i suoi figli, fra i suoi sudditi…Ma dopo il 20 settembre, egli s’alza, e quattro mura gli chiudono il passo.” (pag. 7)
L’Italia nata dal Risorgimento, l’Italia culturalmente liberale e borghese ha nel 20 settembre il suo peccato originale ed in esso la sua condanna senza appello.
Saranno infatti le gambe fasciste di Mussolini assieme alle gambe di Pio XI che condurranno l’Italia fascista e la Chiesa di Roma a concordare di azzerare il passato e di segnare il futuro.
Si leggeva nel Trattato politico:
“Art. 26 - La Santa Sede […] dichiara definitivamente ed irrevocabilmente composta e quindi eliminata la Questione romana e riconosce il Regno d’Italia sotto la dinastia di Casa Savoia con Roma capitale dello Stato italiano”.
E ugualmente nella Convenzione finanziaria si leggeva:
“Art. 2 – La Santa Sede dichiara di accettare quanto sopra a definitiva sistemazione dei suoi rapporti finanziari con l’Italia, in dipendenza degli avvenimenti del 1870”.
(in Chiesa e Stato attraverso i secoli, documenti raccolti e commentati da S.Z. Ehler e J. B. Morrall. Introduzione di G. Soranzo, professore emerito di storia all’Università Cattolica del S. Cuore, Soc. Ed. Vita e Pensiero, Milano, 1958, pag. 437, 438).
Veniva così cancellata la data del XX settembre 1870, una ricorrenza che nell’Italia pre-fascista, si festeggiava regolarmente. Ecco come la Gazzetta dell’Emilia di Bologna il 22 settembre 1902, anno XLIII, n. 262, la raccontava:
“A Massa Lombarda – A commemorare questa solenne ricorrenza la città è imbandierata, ed i Reduci delle Patrie Battaglie sonosi radunati a fraterno banchetto, il quale è riuscito oltre ogni dire concorde ed allegro.[…] Alla frutta pronunciarono patriottici discorsi il Presidente sen. Bonvicini, l’avv. Sangiorgi, il G.re Maccaferri, che furono tutti calorosamente applauditi. Infine fu spedito un telegramma al sindaco di Roma.”
Anche dalla lontana Palermo, nella quale c’erano problemi di separatismo, giungevano notizie della festa:
“Ci telegrafano da Palermo 21:
I festeggiamenti pel XX settembre assunsero in tutta l’isola e specialmente a Palermo il carattere di manifestazione anche come protesta per le idee separatiste attribuite falsamente alla Sicilia più che mai attaccata alla grane patria italiana. Il sindaco pubblicò un patriottico manifesto, la città era imbandierata.
Ieri sera suonavano i concerti nelle piazze e le vie erano illuminate.[…] Un altro banchetto di 400 coperti fu promosso da un largo comitato composto di cittadini di tutti i partiti.[…] Furono applauditi i brindisi inneggianti al Re, all’unità della patria ed a Roma italiana. Fu spedito un telegramma al sindaco di Roma.”

(3) – L’11 febbraio 1858 e 1929, un’unica festa

(3) – L’11 febbraio 1858 e 1929, un’unica festa

Nella data dell’11 Febbraio prima del 1929, la Chiesa ricordava l’apparizione della Vergine Immacolata nella Grotta di Lourdes nell’anno 1858, alla giovane Bernadette Soubirous.
Ma vediamo quali compagni di calendario trovava questa data nel mondo fascista.
Per questo facciamo “la fotografia” dell’Italia del 1932 X anno dell’Era Fascista, come si doveva scrivere allora, ed usiamo come “macchina fotografica” l’Almanacco della Scuola elementare a cura dell’Associazione Fascista della Scuola – 1932- a. X bemporad editori, Firenze.
Dopo la prima pagina stampata che contiene questo saluto di Benito Mussolini:
“Riprendiamo senza indugio il lavoro. Con entusiasmo, con fraternità, con quella assoluta dedizione di sé stessi alla Patria ed al Fascismo per cui il Partito Nazionale Fascista sta trasformandosi nell’ordine della perfetta obbedienza.
Da questa nostra grande fatica sorgeranno le fresche numerose generazioni che prepariamo e cioè: uomini di scarse parole, di freddo coraggio, di tenace laboriosità, di cieca disciplina, del tutto irriconoscibili dagli italiani di ieri.
E’ con questa virtù che l’Italia Fascista si farà largo nel mondo”. MUSSOLINI
Il fanciullo con “cieca disciplina” poteva leggere a pag. 1, questo elenco delle festività da onorare:
Anno 1932
Nell’anno 1932 dalla nascita di Cristo (era cristiana, secondo il computo gregoriano) comincia:
l’anno 7132 dalla Creazione del Mondo (secondo il Martirologio romano);
l’anno 2685 dalla Fondazione di Roma (secondo Marrone, il 21 aprile);
l’anno 6645 del Calendario Giuliano;
l’anno 4838 dal Diluvio Universale;
l’anno X dell’Era Fascista (iniziatosi il 28 ottobre 1931)*

Feste religiose con effetti civili, feste nazionali, solennità civili e consuetudinarie
Fisse
Tutte le domeniche
1 Gennaio – Circoncisione. Capodanno
6 Gennaio – Epifania
8 Gennaio – Genetliaco di Sua Maestà la Regina
9 Gennaio – Morte di Vittorio Emanuele II
11 Febbraio – Conciliazione fra lo Stato e il Vaticano
19 Marzo – S. Giuseppe
23 Marzo – Annuale della Fondazione dei Fasci
21 Aprile – Natale di Roma
24 Maggio – Entrata in guerra
29 Giugno – Santissimi Pietro e Paolo
15 Agosto – Assunzione di Maria Santissima
15 Settembre – Nascita di Sua Altezza Reale il Principe Ereditario
12 Ottobre – Anniversario della scoperta dell’America
28 Ottobre – Anniversario della Marcia su Roma
1 Novembre – Ognissanti
2 Novembre – Commemorazione dei defunti
4 Novembre – La Vittoria
11 Novembre – Genetliaco di Sua Maestà il Re
8 Dicembre – Immacolata Concezione
24 Dicembre – Vigilia di Natale
25 Dicembre – Natività di Nostro Signore Gesù Cristo
31 Dicembre – Ultimo giorno dell’anno

Mobili
4 Febbraio – Giovedì gasso
9 Febbraio – Carnevale
10 febbraio – Le Ceneri
24 Marzo – Giovedì Santo
5 Maggio – Ascensione
26 Maggio – Corpus Domini

*L’indicazione del 1931 è chiaramente un refuso, al posto di quella data bisogna leggere 1922. Nonostante il “freddo coraggio”, e la “tenace laboriosità” si riusciva a sbagliare nientepopodimeno che la data della presa del potere in Italia da parte di Mussolini.

Alla pagina dell’Almanacco del giorno Giovedì 11 Febbraio 1932, sempre il medesimo fanciullo leggeva:
“Apparizione della Vergine Immacolata nella Grotta di Lourdes, nell’anno 1858, alla Beata Bernadette Soubirous. – Santi Rufino e compagni, martiri.
(1929) – Nel Palazzo del Laterano, il Cardinal Gasparri e Benito Mussolini, firmeranno il Trattato di Conciliazione tra Chiesa e Stato. – Costituzione della Città del Vaticano.
L’11 febbraio è dichiarato solennità civile, e sostituisce la festività del 20 settembre, che rimane abrogata.”
Il 13 ottobre 1996 sul quotidiano dei Vescovi della Conferenza Episcopale Italiana – CEI., “Avvenire” a pag. 19, si poteva leggere questo:
“…La recente ricorrenza del 20 settembre (la presa di Porta Pia e la fine temporale dei Papi) un tempo annuale occasione di aspre polemiche fra clericali e anticlericali e oggi quasi completamente dimenticata…”.
Nessuna notizia sul fatto che il 20 settembre era stato cancellato nel 1929 non dallo scemare delle polemiche fra clericali e anticlericali e dall’oblio, ma dai Patti Lateranensi dell’11 Febbraio, giorno anche dell’apparizione a Lourdes della Vergine Immacolata.
Il 20 settembre 1870 era stato cancellato da Mussolini, Pio XI e dalla Madonna: non c’era partita.

(4) – La festa del 2 Giugno 1946

Nata la Repubblica Italiana antifascista, con l’aiuto degli eserciti Alleati e dei Resistenti italiani, la data del 2 giugno è diventata festa nazionale.
Ma negli anni ’70 del XX secolo prende forma non più un Concordato fra Stato e Chiesa ma un “Compromesso” che si autodefinisce “storico”, tra la Democrazia Cristiana ed il Partito Comunista Italiano.
Come nel 1929 una visione totalitaria del mondo, questa volta comunista – quella volta era stata fascista – affascina la componente cattolica e come prima cosa riordina il calendario, ridefinisce il tempo.
Come nel 1929 con il “Concordato” si era iniziato a cancellare la memoria della festa del XX settembre in ricordo della breccia di Porta Pia e del compimento dell’unità d’Italia, così nel 1977 con il “Compromesso” viene abolita dal calendario la festa del 2 giungo.
E’ nell’Italia dominata dal compromesso tra cattolici e comunisti che, cosa unica al mondo, in una Repubblica non si festeggia più la data della sua nascita che diventa mobile e viene spostata alla prima domenica di giugno.
Le difficoltà, per l’Italia, ad avere una festa nazionale, un proprio “14 luglio” sentito da tutti, erano così riconfermate dalla cultura vincente della sua classe dirigente: nel ventennio cattolica e fascista; nell’Italia repubblicana cattolica e comunista.
La festa della Repubblica è stata ripristinata dal Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi il 2 giugno 2001, un Presidente significativamente al di fuori della cultura fascista e comunista e quindi anche senza concordati o compromessi da sottoscrivere.
Un presidente che durante la Seconda guerra mondiale era stato sottotenente dell’esercito e poi era passato in Abruzzo tra i partigiani e che disse nel giorno del suo 80 compleanno: “L'Italia che sognavo allora, libera, né fascista né comunista, alla fine siamo riusciti a costruirla” ( in “Corriere della Sera”, sabato 9 dicembre 2000, articolo "E' l'Italia che sognavo da ragazzo. Né fascista né comunista, libera" di Marzio Breda, pag. 13).
Un Presidente nella cui storia culturale e politica ha avuto posto anche l’appartenenza a quell’area che non si rifaceva né alla D.C. né al P.C.I., ma al Partito d’Azione e a Giustizia e Libertà.
Il Presidente Ciampi ha cercato fin dal primo giorno del suo mandato, di restituire alle parole “patria”, “inno nazionale”, “Italia” quel significato pre-partitico che avevano perso, che le rendesse praticabili a tutti, senza che nessuno se ne appropriasse come aveva fatto la cultura fascista, o le respingesse come aveva fatto la cultura cattolica e quella comunista.
Difficile dire se Ciampi ce l’ha fatta.

(5) – 2 Giugno 2008 ore 10,00 sfilata militare dei Fori Imperiali

Sfilano i militari italiani davanti al palco delle autorità.
Le più alte autorità nazionali e cittadine: il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio dei Ministri, il Presidente del Senato e della Camera, il Sindaco di Roma, per citare le più importanti, sono tutte lì sorridenti ed abbronzate.
Autorità meravigliose e meravigliate di essere ancora lì ad applaudire con i loro 15, 20, 30, 40 o 50 anni di vita parlamentare. Autorità che si ripresentano sempre "finchè morte non ci separi".
Autorità che applaudono se stesse, simulacri intatti come il corpo di Padre Pio.
Forse Ciampi non ce l’ha fatta.
Ancora.