lunedì 2 giugno 2008

(2) - La Festa del XX settembre 1870

La comparsa e la sparizione di feste segnano passaggi storici che riassumono in quella comparsa ed in quella sparizione molto di tutto ciò che è avvenuto prima e che verrà poi.
E’ il caso della ricorrenza del XX settembre 1870 che ha proprio nella sua nascita la sua stessa condanna.
Il XX settembre 1870 aveva infatti visto contrapposti da una parte ciò che restava dello Stato Pontificio e dall’altra il Regno d’Italia che entrato nella Roma del papa, aveva trovato la sua capitale definitiva.
Sul primo numero de L’Osservatore Romano era così descritta la situazione italiana:
“L’Italia è ormai divisa in due campi contrari, ognuno de’ quali avendo francamente innalzata la propria bandiera, tutti coloro che parteggiano per uno de’ combattenti, sono di necessità in un’opposizione irriconciliabile rispetto all’altro. Ogni dubbio, ogni illusione tornano impossibili, e conviene saper grado alla Provvidenza d’aver condotte le cose a tal punto, che ogni uomo ragionevole non possa esitare un istante solo sotto quale stendardo egli debba schierarsi.”
E perché non ci fossero dubbi il giornale della Santa Sede riportava le parole di Pio IX:
“Noi ascoltammo iteratamene l’Augusto Capo della Chiesa Cattolica […] Lo abbiamo sentito, nella sua Allocuzione del 18 Marzo passato, ripudiare ogni partecipazione “a quella falsa e indegna civiltà, che calpesta il diritto e la giustizia, che eccita e fomenta la licenza, che cammina al suo fine colla frode e colla violenza, e tenta di distruggere la Chiesa di Cristo”.
E quale consorzio (ha detto il Pontefice) può esistere fra la giustizia e l’iniquità? Quale società fra la luce e le tenebre? Quale accordo fra Cristo e Belial?” (in L’Osservatore Romano, lunedì 1 luglio 1861).
Questo nel 1861, nel 1870 la situazione, se possibile, era ancora peggiorata:
“Gesù, Giuseppe, Maria, oggi voi soli siete la speranza del Cattolico Mondo, e del nostro Gran Gerarca Pio IX”; così iniziava un libretto di preghiera – “Preghiere del Cattolico durante la persecuzione del Gran Pontefice Pio IX, dell’Arciprete Camillo Azzaroni”, Bologna, Tipografia di Carlo Guidetti, 1871 - interessante documento di come era vissuta la fine del potere temporale del papa da parte dei cattolici italiani. Distribuito ai fedeli nel 1871, era la risposta al “gran torto” subito” da Pio IX. Una risposta che univa politica e pastorale, conteneva infatti preghiere per il mattino, la sera, la messa, la confessione e la comunione. Al mattino il fedele pregava così:
“Quando in passato il sole co’ suoi raggi indorava la cima dei monti io, o Gesù o Giuseppe o Maria, dopo un’umile preghiera per la povera mia anima, non altro aveva a dirvi, se non che: conservate e proteggete il Capo della mia Chiesa, il mio predilettissimo Pio Nono.”(pag. 6)
Si proseguiva con una annotazione storica:
“Dal 1859 in avanti Egli [Pio IX n.d.a.] era sempre in mezzo agli affanni e alle persecuzioni, ma era sempre grande e potente, perché poteva liberamente stendere gli atti della sua grandezza e della sua potenza a tutto il Cattolico mondo. Ma dal 20 settembre 1870 a questa parte, tutta la sua grandezza, e tutta la sua potenza, non è più che in Dio.”(pag. 6, 7)
La data del 20 settembre viene ripetuta molte volte in questa preghiera, non tanto evidentemente per ricordarla a Dio, ma perché fosse ricordata dal fedele. Si continuava con Pio IX che:
“Prima del 20 settembre, alzandosi di letto poteva fra le sue pecore, fra i suoi figli, fra i suoi sudditi…Ma dopo il 20 settembre, egli s’alza, e quattro mura gli chiudono il passo.” (pag. 7)
L’Italia nata dal Risorgimento, l’Italia culturalmente liberale e borghese ha nel 20 settembre il suo peccato originale ed in esso la sua condanna senza appello.
Saranno infatti le gambe fasciste di Mussolini assieme alle gambe di Pio XI che condurranno l’Italia fascista e la Chiesa di Roma a concordare di azzerare il passato e di segnare il futuro.
Si leggeva nel Trattato politico:
“Art. 26 - La Santa Sede […] dichiara definitivamente ed irrevocabilmente composta e quindi eliminata la Questione romana e riconosce il Regno d’Italia sotto la dinastia di Casa Savoia con Roma capitale dello Stato italiano”.
E ugualmente nella Convenzione finanziaria si leggeva:
“Art. 2 – La Santa Sede dichiara di accettare quanto sopra a definitiva sistemazione dei suoi rapporti finanziari con l’Italia, in dipendenza degli avvenimenti del 1870”.
(in Chiesa e Stato attraverso i secoli, documenti raccolti e commentati da S.Z. Ehler e J. B. Morrall. Introduzione di G. Soranzo, professore emerito di storia all’Università Cattolica del S. Cuore, Soc. Ed. Vita e Pensiero, Milano, 1958, pag. 437, 438).
Veniva così cancellata la data del XX settembre 1870, una ricorrenza che nell’Italia pre-fascista, si festeggiava regolarmente. Ecco come la Gazzetta dell’Emilia di Bologna il 22 settembre 1902, anno XLIII, n. 262, la raccontava:
“A Massa Lombarda – A commemorare questa solenne ricorrenza la città è imbandierata, ed i Reduci delle Patrie Battaglie sonosi radunati a fraterno banchetto, il quale è riuscito oltre ogni dire concorde ed allegro.[…] Alla frutta pronunciarono patriottici discorsi il Presidente sen. Bonvicini, l’avv. Sangiorgi, il G.re Maccaferri, che furono tutti calorosamente applauditi. Infine fu spedito un telegramma al sindaco di Roma.”
Anche dalla lontana Palermo, nella quale c’erano problemi di separatismo, giungevano notizie della festa:
“Ci telegrafano da Palermo 21:
I festeggiamenti pel XX settembre assunsero in tutta l’isola e specialmente a Palermo il carattere di manifestazione anche come protesta per le idee separatiste attribuite falsamente alla Sicilia più che mai attaccata alla grane patria italiana. Il sindaco pubblicò un patriottico manifesto, la città era imbandierata.
Ieri sera suonavano i concerti nelle piazze e le vie erano illuminate.[…] Un altro banchetto di 400 coperti fu promosso da un largo comitato composto di cittadini di tutti i partiti.[…] Furono applauditi i brindisi inneggianti al Re, all’unità della patria ed a Roma italiana. Fu spedito un telegramma al sindaco di Roma.”


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