venerdì 18 febbraio 2011

Il denaro: la prostituta universale

Vorrei mettere a disposizione di chi avrà l'amabilità di leggerle alcun considerazioni sul denaro fatte da Karl Marx. Eccole:
"Ciò che è mio grazie al denaro, ciò che io posso, cioè può comprare, il denaro, ciò sono io, il possessore del denaro stesso. Quanto grande è la forza del denaro, tanto grande lo è la mia.[...]
Io sono brutto, ma posso comprarmi la più bella donna. Dunque io non sono brutto, giacchè l'effetto della bruttezza, il suo potere repellente, è annullato dal denaro.[...]
Il sono un uomo malvagio, infame, senza coscienza, senza ingegno, ma il denaro è onorato, dunque lo è anche il suo possessore.
Il denaro è il più grande dei beni, dunque il suo possessore è buono; il denaro mi dispensa inoltre dalla pena di essere disonesto, mi si presume, dunque, onesto; [...]
Io, che mediante il denaro posso tutto ciò che un cuore umano desidera, non possiedo io tutti i poteri umani? Il mio denaro non tramuta tutte le mie impotenze nel loro contrario?
Se il denaro è il legame che mi unisce alla vita umana, alla società, alla natura e agli uomini, non è esso il legame di tutti i legami? Non può esso sciogliere e stringere tutti i legami? E non è perciò anche il mezzo generale di separazione? Esso è la vera moneta divisionale, come anche il vero mezzo d'unione[...]
Shakespeare sottolinea soprattutto due proprietà del denaro:
1) Esso è la visibile divinità, la trasformazione di tutte le qualità umane e naturali nel loro contrario, la confusione e la perversione universale delle cose; esso concilia le impossibilità;
2) esso è la prostituta universale, l'universale mezzana di uomini e popoli.
La perversione e la confusione di tutte le qualità umane e naturali, la conciliazione delle impossibilità - la potenza divina - del denaro, sono implicite nella sua essenza in tanto che essenza generica alienata, alienante e alienantesi, degli uomini.
Esso è la potenza alienata dell'umanità.
Ciò che io non posso come uomo, dunque ciò che non possono tutte le mie forze essenziali di individuo, io lo posso grazie al denaro. Il denaro fa così di ognuna di queste forze essenziali ciò che essa non è in sé, cioè il suo contrario.
Se io desidero un cibo o voglio servirmi della diligenza, perchè non sono abbastanza in forze da far la strada a piedi, il denaro mi procura il cibo e la diligenza, cioè trasforma i miei desideri in essenza delle rappresentazioni, traduce la loro esistenza pensata, rappresentata, voluta, nella loro esistenza sensibile, reale, la rappresentazione in vita, l'essere rappresentato nell'essere reale. In quanto è questa mediazione, esso è la potenza veramente creatrice.[...]
Se io non ho denaro per viaggiare, io non ho bisogno, cioè bisogno reale e capace di realizzarsi di viaggiare. Se ho la vocazione allo studio ma non ho il denaro per farlo, io non ho la vocazione allo studio, cioè vocazione efficace, vera. Viceversa, se non ho realmente vocazione allo studio, ma ne ho la volontà e il denaro, io ho inoltre un'effettiva vocazione.
Il denaro, in quanto mezzo e potere esterni e generali - non derivanti dall'uomo come uomo, nè dalla società umana come società - di trasformare la rappresentazione in realtà e la realtà in semplice rappresentazione, trasforma ugualmente le reali forze sostanziali umane e naturali in rappresentazioni meramente astratte e quindi in imperfezioni e penose chimere; come d'altra parte, trasforma le imperfezioni e chimere reali, le forze essenziali effettivamente impotenti, esistenti soltanto nell'immaginazione dell'individuo, in forze essenziali e poteri reali.[...]
Esso appare, in quanto tale forza di perversione, contro l'individuo contro i legami sociali, ecc., che pretendono di essere entità in sé. Esso trasforma la fedeltà in infedeltà, l'amore in odio, l'odo in amore, la virtù in vizio, il vizio in virtù il servo in padrone, il padrone in servo, l'idiozia in intelligenza, l'intelligenza in idiozia.
Poichè il denaro, in quanto concetto esistente e manifestantesi del valore, confonde e scambia tutte le cose, esso è così la universale confusione e inversione di ogni cosa, dunque il mondo sovvertito, la confusione e inversione di tutte le qualità naturali e umane.
Chi può comprare il coraggio è coraggioso, anche se è vile.[...]
Ma se supponi l'uomo come uomo e il suo rapporto col mondo come un rapporto umano, tu puoi solo scambiare amore con amore, fiducia con fiducia, ecc. Se vuoi godere dell'arte, devi essere un uomo con una cultura artistica; se vuoi esercitare un'influenza su altri uomini, devi essere un uomo che esercita una azione realmente animatrice e stimolante sugli altri uomini.
Ogni tuo rapporto con gli uomini - e con la natura - deve essere una manifestazione determinata, corrispondente all'oggetto della tua volontà, della tua vita individuale reale.
Se tu ami senza suscitare un amore reciproco, cioè se il tuo amore come amore non suscita amore reciproco, se attraverso la sua manifestazione vitale, di uomo che ama, non ti trasformi in uomo amato, il tuo amore è impotente, è una disgrazia."
(Scritti sull'arte, K. Marx e F. Engels, Ed. Laterza, Bari, 1976, pag. 206-211).


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