E’ la nuova frontiera della tassazione, è il decentramento fiscale e così via.
Il primo atto di questo nuovo modo di considerare le tasse è stato quello di toglierne una locale cioè l’ICI: imposta comunale sugli immobili.
Il contrario di quello che si va ad affermare.
Visto che è inutile criticare senza proporre. Dopo la critica, ecco una soluzione alternativa senza oneri a carico di nessuno.
Seguendo la filosofia del federalismo fiscale bastava che il singolo contribuente continuasse a pagare l’ICI al proprio Comune e nel contempo la togliesse dall’Importo dell’IRPEF che lo stesso versa allo Stato.
Togliendola invece ai Comuni si costringono gli stessi a dipendere ancor di più dal Governo centrale, proprio in nome del federalismo.
giovedì 29 maggio 2008
(1) Federalismo fiscale: l'ICI
(2) Federalismo fiscale: addizionale regionale, addizionale comunale
Ma l’Italia è uno Stato fortemente centralizzato, la cultura del centro è in ogni dove: si cura il centro delle città; si salvaguarda il centro di ogni cosa compresa la virtù che è logicamente in centro.
Il federalismo che si va annunciando oltre ad essere una contraddizione in termini - federare politicamente significa avvicinare tante parti divise e non dividere una unità – rischia di moltiplicare il centro in tanti centri quanti sono per esempio le Regioni od i Comuni.
Anche le Regioni ed i Comuni hanno così comportamenti che sono un “copia incolla” di quelli del Governo centrale.
Per capire meglio questo concetto è bene esaminare una tassa di cui nessuno parla e che la maggior parte dei contribuenti ne ignora l’esistenza: si tratta dell’Addizionale regionale all’IRPEF e dell’ Addizionale comunale all’IRPEF, tasse che incassano le regioni ed i comuni in cui si abita.
Una tassa di cui nessuno parla perché è nascosta ed automatica.
Una tassa per la quale un contribuente con un reddito annuo di 26.500 Euro che vive nella Regione Emilia Romagna e nel Comune di Bologna ha pagato negli anni dal 2005 al 2007, le seguenti cifre:
Anno 2005 - Add. Regionale E. 229,00
Anno 2006 – Add. Regionale E. 239,00 + 4,4%
Anno 2007 - Add. Regionale E. 375,00 + 56,5%
Ciò significa che dal 2005 al 2007 l’addizionale Regione Em. Romagna è aumentata del 63,5% (229,00 x 63,5% = E. 374).
Per brevità si tralascia di riportare gli importi dell’addizionale comunale che ricalcano gli aumenti di quella regionale e che del resto ogni lavoratore dipendente può vedere nel propri CUD di ognuno di questi anni.
L’aumento del prezzo del pane, della pasta, del latte di cui sentiamo e leggiamo quasi tutti i giorni, è costato e costa molto meno al singolo che non l’aumento, del tutto ignorato, delle varie addizionali.
Nessuna carica istituzionale della Regione Emilia Romagna e del Comune di Bologna, né delle opposizioni nelle medesime istituzioni ha spiegato o chiesto di rendere ragione se non dell’esistenza e dell’utilizzo di quelle addizionali, almeno di tali aumenti i cui incrementi nei tre anni non sono stati raggiunti nemmeno dal prezzo del petrolio che ha come riferimento non un comune od una regione, ma il mondo intero.
Se poi vogliamo restare in Italia si può osservare che il prezzo della benzina ha avuto nei tre anni esaminati questo andamento:
2005 costo medio annuo benzina E. 1,22 litro
2006 costo medio annuo benzina E. 1,28 litro + 5%
2007 costo massimo raggiunto E. 1,37 litro + 7,1%
con un aumento nei tre anni del 12,5% (1,22 x 12,5% = E. 1,37)
(3) Federalismo fiscale: molto probabilmente la cancellazione dell'ICI l'abbiamo già pagata in anticipo
Con gli importi e gli aumenti delle varie addizionali ai livelli sopra visti si può dire che l'ICI è stata praticamente recuperata ancor prima di essere abolita.
Vi è un'altra considerazione da fare ed è questa: se con le varie addizionali si è voluto recuperare l’ICI prima di toglierla si deve osservare che in questo modo l’ammanco derivato dalla sua cancellazione è stato integrato anche da chi la casa non la possiede, infatti le addizionali ed i loro aumenti hanno colpito tutti: possessori e non possessori di appartamento.
Cancellando in questo modo l’ICI si è di fatto cambiato nome ad una imposta si è così allargata la base dei contribuenti e gli Enti locali hanno probabilmente incassato di più di quando la tassa si chiamava ICI e non addizionale.
(4) Il sistema fiscale italiano:IRPEF, addizionali varie, tasse che non si percepiscono
Ma come è possibile che si possa pagare - con un reddito di 25.600 Euro l’anno, per seguire l’esempio di cui sopra – un importo di 5.600 Euro circa di IRPEF e di 500/600Euro di addizionali, senza averne alcuna percezione?
Per capirlo bisogna andare indietro nel tempo, precisamente agli anni ’70 del XX secolo.
In quel decennio è accaduto qualcosa che oggi consente agli imprenditori, ai politici ed ai vertici sindacali di dire che i lavoratori dipendenti devono avere più soldi nella busta paga, non aumentando l’importo degli stipendi e dei salari – che sarebbe la cosa più logica essendo i salari e stipendi italiani tra i più bassi d’Europa - ma diminuendo la voce “tasse” nella stessa busta paga.
Negli anni ’70 è successo cioè che le tasse sono diventate una componente della busta paga, attraverso la riforma fiscale.
In quegli anni la scena politica era dominata dal dibattito sul “Compromesso storico” a cui tendevano il Partito Comunista Italiano e la Democrazia Cristiana.
Erano gli anni la cui scena sociale era occupata da stragi di cittadini inermi nelle piazze e sui treni e di assassinii di gente inerme sulle strade.
I lavoratori dipendenti si videro da un mese all’altro diminuire improvvisamene lo stipendio.
Cosa era avvenuto?
Era accaduto che da quel momento in poi nella busta paga dei lavoratori dipendenti ci sarebbero state le tasse.
La paga mensile dei lavoratori dipendenti era decurtata dell’IRPEF ancora prima che potessero materialmente incassare l’imponibile che generava quell’IRPEF.
Era cioè accaduta una mutazione nel DNA della Repubblica Italiana. I lavoratori dipendenti avevano come esattore non una figura che rappresentava lo Stato, ma i rispettivi datori di lavoro.
Cioè il lavoratori dipendete non versava più nulla. Il datore di lavoro prelevava, prima di pagarlo, dalla sua busta paga l’importo delle tasse, per poi versarle allo Stato.
Questo creava anche la possibilità per i datori di lavoro disonesti, come già poteva accadere per i contributi previdenziali, di trattenere per sé anche l’IRPEF non versandola allo Stato.
Con questo modo di incassare le tasse si manifestava la massima sfiducia verso i lavoratori dipendenti e la massima fiducia nei confronti dei loro datori di lavoro.
Datori di lavoro che con il passare degli anni oltre che esattori dello Stato lo sarebbero diventati anche delle Regioni, Province, Comuni.
(5) Sistema fiscale italiano: una mutazione costituzionale
L’articolo 15 della Costituzione, nella parte dedicata ai Diritti e Doveri dei cittadini, recita al paragrafo uno:
”La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili.”
Significa che una busta con sopra il nome di un cittadino può essere aperta solo dal cittadino stesso. Quella busta, così come il domicilio e la libertà personale di ognuno di noi è inviolabile.
Dopo la riforma fiscale degli anni ’70 invece nella busta paga dei lavoratori dipendenti “mette le mani” il datore di lavoro, facente funzione nell’ordine: dello Stato, della Regione, della Provincia, del Comune. Solo dopo quelle incursioni il lavoratore ha tra le mani la sua busta paga che “apre” per ultimo e nella quale trova ciò che è rimasto delle varie sottrazioni.
Ecco perché non percepisce né il numero delle imposte né la quantità di denaro che ha versato
perché in effetti lui non versa nulla e quindi non può percepire una cosa che non fa.
E’ questa la grande trovata a cui negli anni ’80 si aggiungerà il meccanismo dell’8 per mille e quello del 5 per mille, che nessuno versa materialmente.
L’approdo di questa mutazione genetica avvenuta negli anni ’70 è stato in questi giorni la possibilità che in modo anonimo ed attraverso internet si potesse accedere alla visione del reddito, gli uni degli altri.
(6) Sistema fiscale italiano: i Patronati diventano CAAF
Questa mutazione nel modo di pagare le tasse da parte dei lavoratori dipendenti in Italia è stato attivato con l’assenso operoso dei sindacati dei datori di lavoro, dei sindacati dei lavoratori, nonché dei massimi due partiti dell’epoca: la DC al governo ed il PCI all’opposizione.
Tutto ciò ha avuto conseguenze concrete. Ha rafforzato presso la classe politica la posizione dei datori di lavoro: erano diventati gli esattori ed i vettori di una parte importante delle entrate dello stato, del denaro cioè che sarebbe stato utilizzato dai politici di turno.
Ma è stata rafforzata anche la posizione dei sindacati dei lavoratori. Infatti con l’andar degli anni anche loro sono entrati operativamente nel tragitto che le tasse dei lavoratori dipendenti fanno verso lo Stato.
Se i datori di lavoro prelevano l’IRPEF dei propri dipendenti, i sindacati dei lavoratori sono diventati attraverso i vari patronati e Centri Assistenza Fiscale, i commercialisti dei lavoratori dipendenti.
Curano infatti la compilazione del 730 ed il calcolo, fino ad oggi, dell’ICI. Per questo servizio ricevono un compenso sia dallo Stato che dal singolo contribuente lavoratore dipendente.
(7) Sistema fiscale: il lavoratore dipendente, incapace di intendere e di volere.
Il sistema fiscale introdotto negli anni ’70 ha indebolito la posizione dei lavoratori dipendenti che nel momento della celebrazione della loro “forzata onestà contributiva”, sono trattati perciò stesso come evasori sia pure potenziali in quanto impossibilitati ad esserlo.
Pur “versando” le tasse per intero i lavoratori dipendenti risultano non avere “capacità contributiva”, non decidendo infatti di pagarle. Chi non ha “capacità contributiva”non esiste socialmente.
Quindi “soggetti” fiscali che diventano “oggetti” ai quali non si deve alcuna spiegazione: l’automatismo di prelevamento nel quale chi “versa” non ha nessuna parte attiva facilita la dimenticanza delle istituzioni che introducono od aumentano tasse, perfino di comunicarlo al tassato.
E le altre componenti sociali che pagano le tasse?
Nulla. Continuano a pagarle direttamente allo Stato. Hanno un rapporto diretto con lo Stato.