giovedì 29 maggio 2008

(4) Il sistema fiscale italiano:IRPEF, addizionali varie, tasse che non si percepiscono

Ma come è possibile che si possa pagare - con un reddito di 25.600 Euro l’anno, per seguire l’esempio di cui sopra – un importo di 5.600 Euro circa di IRPEF e di 500/600Euro di addizionali, senza averne alcuna percezione?
Per capirlo bisogna andare indietro nel tempo, precisamente agli anni ’70 del XX secolo.
In quel decennio è accaduto qualcosa che oggi consente agli imprenditori, ai politici ed ai vertici sindacali di dire che i lavoratori dipendenti devono avere più soldi nella busta paga, non aumentando l’importo degli stipendi e dei salari – che sarebbe la cosa più logica essendo i salari e stipendi italiani tra i più bassi d’Europa - ma diminuendo la voce “tasse” nella stessa busta paga.
Negli anni ’70 è successo cioè che le tasse sono diventate una componente della busta paga, attraverso la riforma fiscale.
In quegli anni la scena politica era dominata dal dibattito sul “Compromesso storico” a cui tendevano il Partito Comunista Italiano e la Democrazia Cristiana.
Erano gli anni la cui scena sociale era occupata da stragi di cittadini inermi nelle piazze e sui treni e di assassinii di gente inerme sulle strade.
I lavoratori dipendenti si videro da un mese all’altro diminuire improvvisamene lo stipendio.
Cosa era avvenuto?
Era accaduto che da quel momento in poi nella busta paga dei lavoratori dipendenti ci sarebbero state le tasse.
La paga mensile dei lavoratori dipendenti era decurtata dell’IRPEF ancora prima che potessero materialmente incassare l’imponibile che generava quell’IRPEF.
Era cioè accaduta una mutazione nel DNA della Repubblica Italiana. I lavoratori dipendenti avevano come esattore non una figura che rappresentava lo Stato, ma i rispettivi datori di lavoro.
Cioè il lavoratori dipendete non versava più nulla. Il datore di lavoro prelevava, prima di pagarlo, dalla sua busta paga l’importo delle tasse, per poi versarle allo Stato.
Questo creava anche la possibilità per i datori di lavoro disonesti, come già poteva accadere per i contributi previdenziali, di trattenere per sé anche l’IRPEF non versandola allo Stato.
Con questo modo di incassare le tasse si manifestava la massima sfiducia verso i lavoratori dipendenti e la massima fiducia nei confronti dei loro datori di lavoro.
Datori di lavoro che con il passare degli anni oltre che esattori dello Stato lo sarebbero diventati anche delle Regioni, Province, Comuni.


Articoli correlati per categorie



Nessun commento: