domenica 7 marzo 2010

Roma caput mundi

La qualità degli abitanti i palazzi del potere a Roma si evidenzia solo raccontando ciò che è avvenuto in questi giorni. Raccontando i fatti.
Il primo partito italiano che è al governo "Popolo della libertà", partito del fare e della meritocrazia ha fatto, non è stato capace di presentare le liste per le elezioni regionali nel Lazio e in Lombardia, tanto da esserne escluso. Tanto da ricorrere per essere riammesso ad un decreto legge in materia elettorale, firmato nottetempo dal Presidente della Repubblica.
Il Decreto Legge 5 marzo 2010 n. 29 ha contenuti ed un linguaggio molto prossimi alla neolingua che George Orwell ha descritto nel suo "1984", a cominciare dal titolo:
"Interpretazione autentica di disposizioni del procedimento elettorale e relativa disciplina di attuazione".
Si tratta della "Interpretazione autentica" della legge 17 febbraio 1968 n. 108. ciò significa che dal 1968 al 2010 abbiamo ubbidito ad una legge priva della "Interpretazione autentica" che ci è stata data nella notte tra il 5 e 6 marzo 2010 dai sottoscrittori:
Napolitano, Presidente della Repubblica
Berlusconi, Presidente del Consiglio dei Ministri
Maroni, Ministro dell'interno (interno in minuscolo nel testo del decreto).
Alfano, Guardasigilli.
I vertici dello Stato ci hanno dato nottetempo l'interpretazione autentica della legge del 1968, per esempio, in questi termini:
"si interpreta nel senso che il rispetto dei termini orari di presentazione delle liste si considera assolto quando, entro gli stessi, i delegati incaricati della presentazione delle liste, muniti della prescritta documentazione, abbiano fatto ingresso nei locali del Tribunale. La presenza entro il termine di legge nei locali del Tribunale dei delegati puo' essere provata con ogni mezzo idoneo."
In questo decreto la sostanza combacia con la forma.
La sostanza, per restare al testo sopra riportato, ci dice che i delegati assolvono al loro compito quando abbiano fatto "ingresso nei locali del Tribunale".
Non si indica chi certifica che i delegati siano dentro i locali "muniti della prescritta documentazione". Non si indica neppure chi certifica la presenza dei delegati entro i termini ma si dice che la stessa "puo' essere provata con ogni mezzo idoneo". Da chi? con quale mezzo? non è indicato.
Se questa è la sostanza la forma gli si conforma esattamente.
Si dice che è nei particolari che ci si rivela quali si è.
Quattro delle più alte cariche dello Stato hanno sottoscritto un testo di D.L. nel quale è scritto, per esempio "i delegati incaricati". Delegato significa già incaricato scrivere "delegati incaricati" è come scrivere "i delegato delegati" o gli "incaricati incaricati".
"Puo' " non si scrive con l'apostrofo. "Può" si scrive con l'accento. Così pure "autorita' ", purche' ", "e' " che si scrivono autorità, purchè, è, etc.
Questa è la qualità delle leggi prodotte da chi presiede e governa l'Italia nel marzo 2010.
Una prece.






sabato 6 marzo 2010

"Interpretazione autentica" della legge elettorale

Quando il Governo è depositario dell' "interpretazione autentica" della Legge

non c'è più Legge, non c'è più lo Stato di diritto.

Di notte

Il potere quando si ritiene onnipotente prima fa la vittima. Se questo non è sufficiente agisce di notte.

Nella notte tra il 13 e 14 agosto 1961 a ridosso del Ferragosto quando il mondo era in ferie i comunisti della Germania Est eressero il muro di Berlino.
Nella notte tra il 5 e 6 marzo 2010 a ridosso del week end il governo del "popolo della libertà" ha fatto sottoscrivere al Presidente della Repubblica - che all'epoca del muro di Berlino era comunista e dalla parte dei costruttori del muro - un decreto per fare riammettere alle elezioni delle regioni Lazio e Lombardia il partito del "popolo della libertà" che era stato escluso dalla competizione per negligenze dello stesso pdl nella presentazione delle liste.
Come prima i comunisti avevano svuotato di ogni significato la parola democrazia - Repubblica Democratica Tedesca si autodefiniva la Germania comunista - ora in Italia il "popolo della libertà" al grido di "democrazia, democrazia, democrazia" saluta con il braccio teso fascista la sua candidata alla regione Lazio.
Ridicolizzare il voto, la rappresentatività. Mettere in burletta i gesti, i simboli della democrazia
facendo il saluto romano in suo nome, significa svuotare la parola democrazia di ogni suo contenuto, prostituirla renderla insignificante.
Chi non appartiene a tutto ciò bisognerà che inventi un'altra parola per indicare i valori della democrazia.
Quando i padroni del denaro, del potere, del mercato diventano anche "padroni della parola" si è giunti ad una mutazione genetica della società nella quale l'hardware, la parola, non corrisponde più al software, il significato della parola. Si è giunti alla storpiatura delle anime, tra l'indifferenza o forse collaborazione, dei poteri religiosi, accademici, economici: dei poteri tout court.