sabato 30 marzo 2013

PREDICHE INUTILI



“In passato gli uomini ritennero che altri miti fossero validi ed imperatori e re furono ubbiditi perché «unti dal Signore» o consacrati dalla «grazia di Dio». […] Ma quando si vide che i sovrani consacrati dai miti antichi non operavano più in maniere conformi al vantaggio ed alla volontà dei più, sorse il nuovo mito, quello della volontà di tempo in tempo espressa dai cittadini viventi ed i miti antichi caddero.
Il nuovo mito ha un nemico; e son coloro i quali reputano di avere la verità e ritengono dover attuarla.
«La peste de l’homme, c’est l’opinion de sçavoir», scriveva Montaigne (II, 12, p. 541 dell’edizione della Pléiade). E prima di lui, nella Genesi, si legge che nell’elenco dei reietti erano collocati in primo luogo coloro che credevano di sapere[…]
A coloro i quali «sanno», i quali conoscono la «verità» e credono di avere il dovere di attuarla, noi dobbiamo opporre il principio che noi conosciamo la verità solo e se e finché abbiamo la possibilità di negarla”.

LUIGI EINAUDI

(Luigi Einaudi, Prediche inutili, Giulio Einaudi Ed., Torino, 1957, pag. 205, 206).

BEPPEGRILLO.IT SI ELEGGE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA




Alcune regole per votare on line il prossimo Presidente della Repubblica secondo beppegrillo.it:

-La votazione successiva sui primi 10 candidati selezionati si terrà sul sito beppegrillo.it

- I 10 nomi più proposti verranno resi pubblici e utilizzati come base dei votabili e disposti in ordine alfabetico per la votazione finale.

- Il processo di voto sarà verificato da un ente esterno .

- Il nome che avrà ricevuto più voti sarà votato dai Parlamentari del MoVimento 5 Stelle


Dunque: la votazione si tiene sul sito beppegrillo.it;
i 10 nomi più proposti verranno resi pubblici sul sito beppegrillo.it;
il processo di voto sarà verificato da un ente esterno (quale? Esterno a chi?).
Sul sito beppegrillo.it si ordina poi ai Parlamentari del M5S di votare il primo dei dieci nomi risultati dalla consultazione tenutasi sul sito beppegrillo.it.
E se dalla consultazione tenutasi sul sito beppegrillo.it, per ipotesi risultasse il più votato Giuseppe detto “Beppe” Grillo, i Parlamentari del M5S (Movimento la cui titolarità del blog e del contrassegno è dello stesso Beppe Grillo),  dovrebbero votare lo stesso Beppe Grillo.
Non c’è stato nessun politico italiano, neppure il peggiore, che ha costruito un meccanismo simile a questo degno di un romanzo di Urania degli anni ’50 del XX secolo dal probabile titolo “Il pianeta incantato”. 

mercoledì 27 marzo 2013

"I PADRI PUTTANIERI......CHE CHIAGNONO E FOTTONO SONO I BERSANI, I D'ALEMA, I BERLUSCONI, I CICCHITTO, I MONTI CHE CI PRENDONO ALLEGRAMENTE PER IL CULO....."



È questa la notizia di oggi. No, non che beppegrillo.it parla di culo, puttanieri, merda, vomito, no, la notizia è che anche per beppegrillo.it ci sono differenze eccome fra un politico e l’altro.
I politici che hanno rovinato l’Italia negli ultimi 20 anni sono per beppegrillo.it solo “i Bersani, i D'Alema, i Berlusconi, i Cicchitto, i Monti”. Ma negli ultimi 20 anni ben altri calibri di politici ci hanno governato che beppegrillo.it non ha citato.
Si è cominciato  nel 1991/1993 con il governo Andreotti, al quale è subentrato Amato, poi c’è stato il Governo Ciampi, Dini, poi Prodi dal 1996 al 1998,  di nuovo Amato nel 2000/2001 e di nuovo Prodi dal 2006 al 2008.
Andreotti, Amato, Ciampi, Dini, Prodi non li ha citati: chissà perché?

lunedì 25 marzo 2013

TRA UNO SCHIZZO ED UN VOMITO



Il sito beppegrillo.it ci ha oggi informati che orde di trolls, locuste, vomitano, rivomitano, lanciano schizzi di merda digitali, su di lui e sul suo M5S perché lo criticano e fa poi un elenco per categorie di questi critici: li divide tra appellanti, ex, accusatori, critici di giornata etc.
Il sito beppegrillo.it si è guardato bene dal citare tra quei due/tremila commenti giornalieri che ha individuato, quelli che gli chiedono di pubblicare il rendiconto delle spese sostenute per lo “tsunami tour” e dei versamenti in denaro ricevuti con le relative pezze di appoggio.
Si è guardato bene dal citare quei commenti che gli chiedono di dirci chi si è potuto iscrivere e quanti sono gli iscritti al M5S, quello costituito legalmente il 14 dicembre 2012, visto che della sua esistenza ne siamo venuti a conoscenza pochi giorni orsono.
beppegrillo.it si è guardato bene dal citare quei commenti che gli chiedono di spiegarci quale grado di democrazia c’è in una associazione che il 14 dicembre 2012 era formata da tre persone (art. 1-Tra i Signori Giuseppe Grillo, Enrico Grillo ed Enrico Maria Nadasi è costituita…..), il cui Consiglio Direttivo era formato dalle stesse tre persone che si sono elette fra di loro, il cui art. 7, recita:
“Il Consiglio Direttivo si compone di un numero variabile da tre a sette membri.
Esso elegge nel suo seno un Presidente, un Vice-Presidente ed un Segretario.
Per i primi tre anni vengono chiamati a comporre il Consiglio Direttivo  i comparenti signori:
Beppe Grillo, Presidente;
Enrico Grillo, Vice Presidente, ed Enrico Maria Nadasi, Segretario che accettano la carica.”
beppegrillo.it si è guardato bene dal citare quei commenti che gli chiedono di spiegarci quale grado di controllo amministrativo c’è in una associazione che è nata per partecipare alle elezioni politiche al cui art. 4 della sua costituzione  si legge:
“Spettano quindi al Signor Giuseppe Grillo titolarità, gestione e tutela del contrassegno; titolarità e gestione della pagina del blog www beppegrillo.it/movimento5stelle”.
E che all’art. 5 stabilisce che il patrimonio dell’Associazione, i contributi volontari da persone od Enti Pubblici e Privati, donazioni, lasciti testamentari, elargizioni e quant’altro “costituiranno un fondo autonomo di proprietà dell’Associazione medesima, la cui amministrazione e gestione competerà al Presidente” che è Beppe Grillo.
Il Presidente dell’Associazione denominata “Movimento 5 Stelle” che è Beppe Grillo ha la titolarità sia dei contenuti e della gestione politica, sia la titolarità ed i contenuti delle gestione economica di una associazione che ora è in Parlamento.
Quando beppegrillo.it avrà finito di argomentare il proprio pensiero con merda, vomito e rivomito, siamo certi che saprà rispondere anche a queste questioni che non ha ancora trovato degne di classificazione.

TRASPARENZA

Il campione della trasparenza  è giunto
al Quirinale dentro un SUV con i vetri oscurati!

venerdì 22 marzo 2013

FRANCESCO IL PIU' ITALIANO DEI SANTI. IL 4 OTTOBRE 1926 LA FESTA DI SAN FRANCESCO D''ASSISI, DIVENTA FESTA DELL'ITALIA FASCISTA. SAN FRANCESCO VERRA' POI CELEBRATO DOPO I FASCISTI, VIA VIA DAI DEMOCRISTIANI, DAI COMUNISTI, DAI TECNICI E DA BUONI ULTIMI DAL MOVIMENTO5STELLE. TUTTI SI SONO SERVITI DI FRANCESCO D'ASSISI



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La figura di Francesco è stata largamente utilizzata in Italia. Per restare al solo XX secolo, quasi tutti quelli che si sono succeduti al governo del nostro Paese, si sono impadroniti di Francesco d’Assisi. Si sono paragonati a Francesco d’Assisi, incredibilmente anche personaggi come Mussolini. Per esempio la credibilità di un Concordato con un interlocutore come Mussolini, era stata resa possibile per la Chiesa, anche con il concorso di sacerdoti come Paolo Ardali che in occasione dei settecento anni dalla morte di San Francesco d’Assisi aveva pubblicato il volume “San Francesco e Mussolini” nel quale trovava delle assonanze tra i due. Descriveva un Mussolini animalista che:
“Fanciullo ancora aveva un singolare amore agli uccelli. Ne fa testimonianza egli stesso in un suo Diario intimo […] E quando partì dal suo paese per andare in Collegio, il suo grande dispiacere, che profondamente lo addolorava, fu di abbandonare un lucarino che teneva in gabbia sotto la sua finestra. Chi non ripensa leggendo questa pagina autobiografica al mirabile capitolo XV dei Fioretti – La predica agli uccelli – rivivendo la bellezza di quella scena, in cui sembra che il cielo sia veramente l’orizzonte di un paradiso divino? E pensando alle visite di Mussolini alla sua leonessa Italia, buona e mansueta con lui, mi torna alla mente……”.
Ed ancora: “Mussolini ama anche la musica ed è noto che sa suonare il violino.  Gli è affezionato. Mi raccontano che una volta un suo amico ebbe la malaugurata idea dio picchiare alla sua porta mentre era intento ad ascoltare se stesso. […] Anche S. Francesco era amantissimo della musica…”. (Sacerdote Paolo Ardali, San Francesco e Mussolini, Mantova, Ed. Paladino, collana Mussoliniana, Biblioteca di propaganda fascista, 1926, pag. 49-52).
 Credibilità che era stata possibile anche con il concorso di intellettuali fascisti che, per esempio,  tenevano conferenze dal titolo “L’idea francescana nella vita bolognese di ieri, nella fede fascista di oggi”, con questi contenuti:
“Che il Podestà di Assisi compia la celebrazione di San Francesco qui, nella vostra Bologna, che come nessun altro paese, forse, così intensamente partecipò al sorgere e all’affermarsi dell’idea del Poverello di Cristo, è atto di grande cortesia per il quale vi esprimo tutta la nostra riconoscenza.
Che poi lo spirito del più italiano dei Santi venga rievocato in questa magnifica Casa del Fascio, che tutti  ormai in Italia siamo abituati a  considerare come il tempio per eccellenza, il sacrario in cui arde la fiamma viva e perenne dell’idea nuova, è un altro fatto, improntato a comprensione degli eventi storici,  che riafferma la grande affinità spirituale tra questi che solo apparentemente possono sembrare dei termini antitetici, tra Francescanesimo e Fascismo. […] Nelle opere di restauro dei vecchi monumenti francescani e nelle nuove costruzioni con cui, aiutati e sorretti dal Governo nazionale, volemmo trasmettere ai nostri nipoti il ricordo della nostra devozione, noi abbiamo scolpito il segno della nostra fede, il Fascio con le verghe e la scure dei severi littori accanto a quell’altro simbolo, il simbolo francescano, la mano trafitta del Santo accanto alla mano trafitta di Cristo […] il Governo fascista, primo fra tutti i Governi che si succedettero nella vita della Nazione, ha reso così alto omaggio a Francesco di Assisi. […] Il Fascismo accoglie così in sé la luce più alta del Francescanesimo.[…]
Per queste ragioni che fanno di Francesco di Assisi il simbolo dell’Italia nuova, noi proponemmo, alla vigilia del centenario, in un memorabile colloquio col Duce nostro, con Benito Mussolini, che il giorno sacro alla morte di San Francesco fosse dichiarato – e lo fu per volere del Presidente che volle lui stesso fare la relazione al consiglio dei ministri – festa nazionale.[…]
Ma nell’ultimo giorno del centenario, il 4 ottobre di quest’anno, al chiudersi della grande celebrazione, nella casa di preghiera più bella che  vanti la terra, di fronte alla pietra rude in cui le ossa del Santo bruciano dell’antico ardore, noi accenderemo la lampada che tutti i fascisti italiani hanno voluto donare a quella tomba, affinché vi arda perennemente, nei secoli.
Quella lampada ricorderà la fede e l’anima che i fascisti hanno dato alla rievocazione del grande Santo; e ricorderà anche la fiamma ideale che arde e arderà nei secoli, contro ogni ombra di scetticismo e ogni debolezza, nel cuore dei nuovi cavalieri d’Italia.” (Arnaldo  Fortini, L’idea francescana nella vita bolognese di ieri, nella fede fascista di oggi,  9 luglio 1927, Questioni storiche e attuali,  Università Fascista, Bologna vol. II).
Dunque un Duce suscitato. Come ricorda perenne l’Ecclesiastico: “In mano del Signore è il governo della terra, ed a tempo opportuno suscita l’uomo adatto”(Ecclesiastico 10, 4).
Dunque la festa nazionale del 4  ottobre è stata voluta da Mussolini: cerimonia voluta dal fascismo che è celebrata ancora oggi.
Le lampade votive “fiamme ideali” che venivano accese dai fascisti, vengono oggi accese dai sindaci d’Italia a turno. Davanti a quella lampada inaugurata dai fascisti il 4 ottobre 1926, in primis dai fascisti di Bologna, un 4 ottobre, questa volta del  1984, sarà il turno del comunista Renzo Imbeni, professore universitario e  sindaco di Bologna.
Il giorno seguente, 5 ottobre 1984,  “l’Unità” Organo del Partito Comunista Italiano, pubblicava una foto dell’avvenimento con questa didascalia: “Nella foto: Imbeni mentre accende la lampada sull’altare dove siede Monsignor Biffi.”
La lettera ai Romani di San Paolo, ha consentito alla Chiesa di fare passare davanti a quell’altare tutti: fascisti, cristiani, comunisti, fino ad arrivare al terzo millennio all’inizio del quale, nella così chiamata “seconda repubblica”, è stata significativa la celebrazione della ricorrenza del 4 ottobre 2008.
In quella occasione all’appuntamento alla basilica di Assisi si sono trovati tra frati, vescovi, autorità di ogni ordine e grado, il sindaco di Venezia Massimo Cacciari, il  governatore della Regione Veneto Giancarlo Galan, ed in rappresentanza del Governo Berlusconi, il Ministro del Lavoro della Salute e  delle Politiche sociali Maurizio Sacconi che concluse il suo intervento con queste considerazioni:
“Non dobbiamo temere le tenebre, ma dobbiamo illuminare la vita delle nostre famiglie e delle nostre comunità con gesti concreti di attenzione solidale.
In un tessuto sociale diviso e lacerato, la proposta di Francesco cominciò dal radicale rinnovamento di se stesso e si sviluppò in un messaggio positivo ed altamente significativo, quello di costruire attraverso la carità e la solidarietà una struttura sociale la quale ha letteralmente dato un volto ed un’anima al nostro Paese, per questo la storia e noi lo chiamiamo l’uomo nuovo, o come felicemente qualcuno sottolineò il più italiano dei santi.” (dalla registrazione della cerimonia effettuata da chi scrive su DVD in data 4.10.2008 da RAIUNO).
Quel “qualcuno” che qualificò Francesco come il più italiano dei santi, come abbiamo visto era stato nel 1927 il fascista Arnaldo  Fortini che alla Casa del Fascio di Bologna, aveva dissertato sul tema: L’idea francescana nella vita bolognese di ieri, nella fede fascista di oggi.
Era stata poi la volta del governo dei tecnici, con il Capo del Governo nominato Senatore a vita dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, pochi giorni prima di ricevere l’incarico a governare. Quindi un Capo del Governo che è sì in Parlamento, ma vi era entrato nominato e non eletto.
Un Governo in cui anche i ministri non erano stati eletti da nessuno e non sedevano in Parlamento.
Un Governo tecnico extraparlamentare in una Repubblica democratico/parlamentare è una circostanza piuttosto singolare.
Dunque un Capo del Governo suscitato. Come ricorda perenne l’Ecclesiastico: “In mano del Signore è il governo della terra, ed a tempo opportuno suscita l’uomo adatto”(Ecclesiastico 10, 4).
Ed è anche a questo nuovo ed inedito tipo di governo che viene affiancata ancora una volta la figura di San Francesco.
Ne crea l’occasione una indagine realizzata per il sito www.sanfrancescopatronoditalia.it dalla Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi che pubblica una fotografia del Capo del Governo tecnico affiancata all’immagine di San Francesco d’Assisi. Vi era poi riportato l’esito dell’indagine che dava conto di quali erano i santi a cui si affidavano i ministri del Governo dei tecnici.
L’esito di quella indagine è poi stato ripreso anche dal quotidiano dei Vescovi italiani Avvenire, che il 3 aprile 2012 all’interno dell’articolo - I "protettori" del governo Monti: 4 ministri devoti a S. Francesco – scriveva:
“A quale santo si affidano nei momenti più significativi ed importanti della vita i ministri del Governo Italiano? Questa la domanda posta ai rappresentati del Governo in una indagine realizzata per il sito www.sanfrancescopatronoditalia.it dalla sala stampa del Sacro Convento di Assisi.
Sono emerse alcune risposte interessanti come quella del presidente del Consiglio, Mario Monti, che si affida a san Francesco perché: “ha scritto il Cantico delle Creature, che è un poetico inno alla vita”, così come il ministro per la Cooperazione Internazionale e l’Integrazione Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant'Egidio, ricordando “lo spirito di Assisi” non poteva non affidarsi al patrono della nazione. Risposta “scontata” del ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca Francesco Profumo, che si affida al santo di cui porta il nome. Al santo d’Assisi si rivolgono anche il ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Mario Catania e il ministro dell'Ambiente Corrado Clini. Sono quindi 5 i membri dell’attuale Governo che scelgono san Francesco, segno che il suo messaggio è più che mai attuale e di grande spessore spirituale ed esistenziale.” (“Avvenire” 3 aprile 2012, come da sito http://www.avvenire.it/Chiesa/Pagine/i-santi-protettori-del-governo.aspx, ore 18,00).
Ed infine da buoni ultimi è la volta di Grillo e Casaleggio che ci informano il 16 marzo 2013 che:
“Il M5S è nato, per scelta, il giorno di San Francesco, il 4 ottobre 2009. Era il santo adatto per un MoVimento senza contributi pubblici, senza sedi, senza tesorieri, senza dirigenti.
Un santo ambientalista e animalista. La politica senza soldi è sublime, così come potrebbe diventare una Chiesa senza soldi, un ritorno al cristianesimo delle origini. I ragazzi del M5S a Woodstock a Cesena nel 2010, si auto definirono i “pazzi della democrazia”, così come i francescani erano detti i “pazzi di Dio”. Ci sono molte affinità tra il francescanesimo e il M5S. […] Nel libro “Il Grillo canta sempre al tramonto” scritto lo scorso dicembre con Fo e Casaleggio quest’ultimo diceva “Non deve essere un caso che non esista un papa che si sia fatto chiamare Francesco. Noi abbiamo scelto appositamente la data di San Francesco per la creazione del MoVimento. Politica senza soldi. Rispetto degli animali e dell’ambiente. Siamo i pazzi della democrazia, forse molti non ci capiscono proprio per questo e continuano a chiedersi che c’è dietro”. “
Per capire la qualità della democrazia tra “i pazzi della democrazia” del M5S, basta constatare che Beppe Grillo che non si è mai sottoposto a nessuna votazione di nessun genere, ieri  è andato alle consultazioni dal Presidente della Repubblica. La ragione di questo è da ricercare nell’atto di costituzione dell’associazione M5S:
“Spettano quindi ai Signor Giuseppe Grillo titolarità, gestione e tutela del contrassegno; titolarità e gestione della pagina del blog www beppegrillo.it/mov imento5stelle”.
 E il presidente dell’associazione M5S chi è?:
“Per i primi tre anni vengono chiamati a comporre il Consiglio Direttivo i comparenti signori:
Giuseppe Grillo, Presidente;
Enrico Grillo, Vice presidente; ed   Enrico Maria Nadasi, Segretario, che accettano la carica.”
“Vengono chiamati” da chi?
Un Presidente di associazione suscitato. Come ricorda perenne l’Ecclesiastico: “In mano del Signore è il governo della terra, ed a tempo opportuno suscita l’uomo adatto”(Ecclesiastico 10, 4).
Si è così chiuso i cerchio.
Si era partiti con
Il Fascismo accoglie così in sé la luce più alta del Francescanesimo”
per arrivare a
“Ci sono molte affinità tra il francescanesimo e il M5S.”
Non c’è vergogna nell’utilizzare per fini di mera speculazione politica, il nome di Francesco d’Assisi, la sua vita, la pietas dei milioni di persone che nei secoli hanno trovato ed hanno riposto in lui. 
Speriamo che tutto questo finisca presto e che gli ultimi epigoni che trovano tanta ispirazione nel francescanesimo applichino alla propria vita la vita di Francesco senza glossa.
No, non si chiede a Grillo e Casaleggio fulminati sulla via di Assisi di denudarsi come ha fatto Francesco e di vivere ultimi tra gli ultimi, con Fo al posto di frate Leone.
No, non si chiede tanto. Si chiede solo che Grillo e Casaleggio vivano con i 2500 euro che hanno fissato come mensile ai loro parlamentari.
Si chiede solo che Grillo come pretende dagli altri uomini politici, ci informi della sua situazione patrimoniale e reddituale. Che applichi a sé il politometro che pretende dagli altri.
Se non farà tutto questo saremo di fronte ad una farsa, la tragedia l’abbiamo già vissuta con il fascismo.


GRASSO DA PUNIRE


Il Presidente del Senato ha messo in difficoltà il M5S con la sua nomina alla seconda carica dello Stato.
Doveva essere punito.
Puntuale ci ha pensato Travaglio a fare un servizio pubblico con accuse a Grasso che avevano lo scopo di farci dire che  tra Schifani e Grasso non c’era poi tanta differenza e che quindi i senatori del M5S che hanno votato Grasso potevano risparmiarselo.
I fedeli seguaci di beppegrillo.it avranno così ripreso fiato  - e rassicurati sul fatto che al di fuori dei parlamentari eletti nel M5S nei Palazzi romani sono tutti paradelinquenti od in attesa di diventarlo -, felici potranno ora riaddormentarsi recitando la preghierina della sera:
Padre beppegrillo.it che sei nel WEB
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo Regno
si sviluppi l’interazione con i cittadini
sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra
dacci oggi il Tuo post quotidiano………

LA CHIAVE DI VIOLINO


Per  cercare di capire cosa sottace l’agire di beppegrillo.it, il suo successo, la sua facilità di comunicazione, dopo avere proposto un primo elemento – l’obelisco in piazza San Pietro a Roma vedi post precedente – ora ci può essere d’aiuto la chiave di violino come chiave di lettura.
Detta semplificando la chiave di violino posta all’inizio del rigo musicale ci dà il valore di tutti i segni che vengono dopo.
La chiave di violino dell’agire di beppegrillo.it  la si può trovare profondamente radicata nella nostra cultura in particolar modo nel pensiero di San Paolo che in numerose sue lettere ha affermato con forza che la legge non è fatta per il giusto e che il giusto ne è al di sopra. Eccone alcuni esempi:
-“Ma bisogna tenere presente che la legge non è fatta per il giusto, bensì per i cattivi e i ribelli, gi empi e i peccatori, per i sacrileghi e i profanatori […] e per qualunque altro vizio contrario alla santa dottrina.” (I Timoteo 1,9,10).
 -“siamo stati liberati dalla Legge per servire nella novità dello Spirito e non nella vecchiezza della Legge.” (Romani 7, 6,7).
-“O Galati insensati […] Convincetevi dunque: i veri figli di Abramo son quelli che hanno la fede.[…] Tutti quelli invece che confidano nelle opere della Legge sono sotto la maledizione[…]Che poi nessuno possa essere giustificato presso Dio per mezzo della Legge è chiaro, perché “Il giusto vivrà in virtù della fede”. Or, la Legge non ha per radice la fede;[…] Cristo ci ha liberati dalla maledizione della Legge .”(Galati 3,1-14).
E ancora Paolo aveva così ben spiegato nella prima lettera ai Corinti quella prerogativa dei cristiani illuminati, così si autodefinivano i primi cristiani:
“I cristiani non devono portare le loro liti davanti ai tribunali pagani. Se uno di voi ha una lite con un altro, si prenderà forse l’ardire d’appellarsi al giudizio degl’infedeli, anziché dei cristiani? Ma non sapete che i redenti giudicheranno il mondo?
Or, se da voi sarà giudicato il mondo, siete forse così inetti da non saper giudicare cose da nulla?
Non sapete che noi giudicheremo persino gli Angeli?”(I Corinti 6, 1-3).
La prerogativa di essere al di sopra della legge, verrà poi riconosciuta nella storia specialmente ai re. Monsignor Giacomo Bossuet, chiamato l’Aquila di Meaux, Vescovo di Meaux,  precettore del Delfino di Francia e consigliere del Re Sole Luigi XIV, nell’ultimo trentennio del ‘600, denunciava e combatteva: “quei politicanti che senza conoscere il mondo ed i pubblici affari han la pretesa di sottomettere i troni alle leggi”. (Alessandro Augusto Monti, I Grandi Atleti del Trono e dell’Altare, Gatti Editore, Brescia, 1929-VII, Biblioteca Storico-Politica, pag. 50.).
 San Francesco di Sales ha poi così riassunto quei concetti paolini:
“Il grande Apostolo dice, credo, in questo senso, che la legge non è fatta per il giusto (I Timoteo I,9). Infatti il giusto è giusto perché ha il santo amore e, avendo l’amore, non ha bisogno di essere pressato dal rigore della legge, dacché l’amore è il più pressante maestro e sollecitatore nel persuadere al cuore, da esso posseduto, l’obbedienza ai voleri e alle intenzioni del Diletto. L’amore è un magistrato che esercita il suo potere senza strepito, senza gendarmi e senza uscieri.” (San Francesco di Sales, Il Teotimo, ossia trattato dell’Amor di Dio, pag. 103.).
Quindi chi ha fede nel capo, chi dice di amare è libero dalla legge.
Ma non solo è al di sopra della legge, ma è anche al di sopra del proprio agire che può cambiare ad arbitrio del Capo della setta, della forza politica o dell’associazione. Del suo agire della sua coerenza tra se stesso, quello che dice, scrive e quello che fa, può anche non esserci alcun rapporto.
Ci sono molti esempi nella storia ed: “È un po’ strano il fatto che molti di coloro che son considerati eroi dal loro popolo furono, per un certo tempo, al servizio dei nemici del lor medesimo popolo e combatterono talvolta contro i loro fratelli che poi li dovevan glorificare.
David si pose al servizio dei Filistei; Alcibiade fu sodato di Sparta, nemicissima di Atene; Coriolano a capo dei Volsci, combattè contro Roma; Arminio, l’eroe germanico, aveva guerreggiato coi romani contro i germani; il Cid Campeador, che la leggenda considera il campione cristiano contro i Mussulmani, fu qualche tempo al soldo dei re arabi della Spagna; Giorgio Washington fu per molti anni soldato agli stipendi di quel governo inglese che più tardi scacciò dall’America.” (G. Papini, Il sacco dell’orco, ed. Vallecchi, 1933, pag. 76,77).
Ci fu poi Mussolini che passò dallo sfidare Dio per dimostrare la sua inesistenza invitandolo con un orologio in  mano a fulminarlo di lì a poco, all' apporre il suo nome e cognome sotto  due documenti che iniziavano così: “In nome della Santissima Trinità.” (Patti Lateranensi, Trattato politico e il Concordato).
Mussolini come epigono di Costantino che da imperatore romano pagano, dopo una visione celeste, in un batter d’occhio divenne il primo Imperatore cristiano e per questo passato alla storia come Costantino il Grande.
Ma è sempre Paolo uno dei più classici prototipi in questo senso. Quando ancora si chiamava con il nome ebreo di Saulo, primo re d’Israele, fu persecutore delle comunità dei primi cristiani, distrusse case, assistette alla lapidazione di Santo Stefano: “Spirante minacce e stragi contro i discepoli del Signore, presentatosi al sommo sacerdote, gli domandò lettere per le sinagoghe di Damasco, allo scopo di condurre legati in Gerusalemme, quanti avesse trovati di quella dottrina, uomini e donne. (Atti IX, 1-3).
A lui persecutore dei seguaci di Cristo, apparve Cristo che gli disse: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?”, e tutto cambiò. Passò dalla parte di quelli che perseguitava. Si mise a viaggiare, scrisse lettere, conobbe notabili romani (assunse probabilmente il nome romano di Paolo per la sua frequentazione con la nobile famiglia romana dei Paoli). Lui che non aveva mai visto in vita di persona Gesù, diventò l’Apostolo per eccellenza.
A Pietro e ad alcuni altri discepoli della comunità di Gerusalemme ci volle un poco per digerire la nuova versione di Paolo. Ma Paolo aveva l’arma totale. Per esempio ecco come inizia la prima lettera a Timoteo di Paolo che scrive in terza persona:
“Paolo, Apostolo di Cristo, per ordine di Dio, nostro Salvatore e di Cristo Gesù, nostra speranza, a Timoteo, mio vero figlio nella fede: grazia, misericordia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù, nostri Signore.” (I Timoteo 1,2),
È questo, volenti o nolenti, il deposito antico e più recente a cui attingono quelli che hanno un pensiero totalizzante, totalitario e per ciò stesso puro.
Aiutati da questa chiave di violino andiamo ora ad esaminare, evidentemente con le dovute proporzioni, l’agire di beppegrillo.it.
L’Enciclopedia della Televisione, ed. Garzanti, 2003, alle pagine 317, 318,  ci dice che Beppe Grillo, notato da Pippo Baudo durante una esibizione in un cabaret, lo ha fatto esordire in televisione nel programma Secondo voi (1977-78), programma legato alla lotteria di Capodanno.
A questa prima esperienza sono seguiti i varietà Luna Park (1979), Fantastico (1979), Te la do io l’America (1981) e Te lo do io il Brasile (1984).
Nel 1983 tiene una rubrica all’interno di Domenica in condotta da Pippo Baudo, dal titolo Buone notizie. Nel 1986 partecipa a Fantastico 7  ed a causa di una famosa battuta contro i socialisti “il comico genovese è stato bandito dalla RAI” (Battuta che se ha fatto infuriare i socialisti – definiti tutti ladri  - non ha certo disturbato né la DC, né il PCI di allora: nonostante la prosopopea di Craxi l’anello debole tra DC e PCI, era proprio il PSI).
Così Grillo lontano dalla TV fa spettacoli in giro per l’Italia.
Viene riammesso con una partecipazione all’edizione del 1989 al festival di Sanremo:
“Dopo un lungo   esilio televisivo, nel 1993 «l’unico predicatore capace di riunire l’Italia davanti alla TV» (come è stato definito) in uno show trasmesso in due puntate su Raiuno ha raccolto l’attenzione, gli applausi e i consensi di un vastissimo pubblico (fino a 16 milioni di telespettatori nella seconda serata)”.
Nel 1998 il «monello della  TV generalista», «l’esule RAI» è apparso in chiaro su Telepiù. Sempre su Telepiù ha fatto uno spettacolo nel 2000 e nel 2001.
Dopo avere passato la maggior parte della sua carriera artistica in televisione nell’arco tra il 1978 e il 2001. Dopo avere lavorato per anni alla RAI principalmente se non esclusivamente su RAIUNO, la rete che nella spartizione di allora tra i partiti era la rete filogovernativa e quindi lottizzata dalla Democrazia Cristiana (le altre: RAIDUE era lottizzata dal PSI e RAITRE lottizzata dal PCI) Beppe Grillo fece uno spettacolo, dove certo non apprezzava  la nuova realtà informatica che si andava sempre più affermando. Ecco cosa diceva in una parte di quello spettacolo:
“[…]Non voglio neanche passare per un vecchio che si… che faccia il pivello e neanche il vecchio che odia i giovani. Ho voluto capirli, voglio capirli ne ho un sacco in casa.
È quattro anni che mi sono comprato il computer, clicco, io non sono della società del clicco.
Questi lavorano con l’indice, noi apparteniamo alla società del pollice, con gli attrezzi noi ci siamo separati dall’orango perché, per il pollice, l’orango non riesce a prendere un attrezzo noi si, il pollice come antagonista delle altre dita. Noi possiamo prendere attrezzi, zappe cacciaviti.
I ragazzi di oggi fanno, così, fanno così….fanno così, e lo sanno fare signora, noi facciamo ancora così.
Il mese scorso negli Stati Uniti uno che lavorava al computer, gli si è bloccato, gli ha sparato cinque colpi.(risate) La cosa straordinaria è che l’hanno arrestato. Dovevano arrestare il computer, cazzo, non lui.
A noi non potrebbe mai succedere, nessuno ha mai sparato a un cacciavite.
Però io ho comprato i computer, li ho comprati tutti Santoro, tutti, li ho comprati tutti, li ho comprati tutti, ogni sei mesi cambio perché sono lenti, sono lenti, sono lenti. L’ultimo mi son  collegato con il Giappone e ci ha messo 8 secondi e mezzo. Ma che cazzo è sta lentezza qua; ma non rompiamoci i coglioni.
Ne ho comprato uno che con sei secondi sono collegato con Singapore […]
Io credevo, io credevo che questa..la tecnologia dei bit fosse una tecnologia leggera. Un computer pesa quindici chili, per farlo occorrono 15 tonnellate di materiale. Ogni sei mesi lo buttiamo nella spazzatura.
E’ la tecnologia più pesante che esista. Io ci credevo, negroponte io ci credevo …..credevo anche che fosse il depositario della memoria il computer…metti tutto in digitale..se no i libri si si si sbriciolano. Metti tutto sul digitale, la memoria dell’umanità se non la mettiamo nel digitale scomparirà…cazzo…scomparirà (urlando con le braccia aperte rivolte al cielo, pausa).
Un libro del 1590 su Galileo Galileo lo leggi ancora oggi, perché lo leggi cogli occhi.
Io ho un floppy del 1985, ve lo faccio vedere, con dentro il discorso di un premio Nobel, Rubbia, è qua dentro  e non ho più il computer dove infilarlo (pausa) a meno che non me lo infilo qui….ma… (risate applauso). (Beppe Grillo detestava i computer-aprile 2000-YouTube-4,41 www.youtube.com/watch?v=nsQ4yt7Gnjw 28/set/2007-Caricato da feleoppilif).
Nel proseguo dello spettacolo distruggerà un computer, estraendone dei pezzi e farà distruggere un monitor ad uno spettatore chiamato sul palco.
Non sappiamo se  e quando il Dio WEB è apparso a Beppe Grillo, dicendo “beppe, beppe perché mi perseguiti”, sta di fatto che lui distruttore di computer, non ha più distrutto alcun computer ma anzi  il suo rapporto con essi è diventato quasi mistico, ed ha cambiato anche nome: ora si chiama beppegrillo.it.
Così la televisione fino ad allora per lui  fonte di notorietà, soddisfazioni professionali e denaro diventa il male, ed il WEB il bene.
Così “mamma RAI” che lo aveva praticamente “partorito” diventa poco meno di una puttana.
Tutto questo non lo rende meno credibile, anzi. Da predicatore televisivo (spesso con i testi di due noti rivoluzionari come Ricci, 25 anni di Striscia la Notizia a Mediaset e di Michele Serra ) diventa predicatore informatico.
Lui che poteva essere identificato come il giullare della TV di corte che fa ridere il principe, è così tornato vergine, duro e puro:  come se non fosse mai stato alla RAI, come se non fosse mai stato in quella TV di Stato lottizzata dai partiti.
Si legge in “Vitamina Grillo” un libro che accompagna quattro DVD (pag.8):
“Tenere il medicinale fuori dalla portata di persona sottoposte a trattamento televisivo continuato di programmi RAI e Mediaset. Il rientro improvviso nella realtà potrebbe portarli alla demenza definitiva.”
(Quanti telespettatori avrà portato alla demenza definitiva con i suoi  anni di televisione a RAIUNO?).
Nella sua lunga frequentazione degli studi RAI avrà poi certamente visto come ci si muove per durare nel tempo: ancora oggi i vecchi democristiani sono quasi tutti lì, sparsi nel centro destra nel centro sinistra e nel centro.
Non sappiamo neppure se e quando il Dio WEB creatore e signore  del mondo della rete gli abbia rivelato le tre virtù teologali:
la ripetitività è verità
la ripetitività è potere
la ripetitività rende invisibili.
Sta di fatto che immediatamente capisce che la ripetitività per uno come lui non è più nella televisione ma nel WEB.
Nel WEB si possono demolire gli altri ed affermare sé stessi come non mai.
In tempo reale, giornalmente, costantemente si possono ripetere insulti o lodi, più i primi, senza che nessuno lo possa impedire. Si può costruire un realtà virtuale, inesistente con la quale cambiare la realtà  naturale.
Sì perché con quell’apparizione, dopo tutte le altre divinità, anche il Dio WEB ha voluto dire a  chi lo seguirà che è al di sopra di tutto: delle regole, della legge, della democrazia, della libertà, di tutto.
Semplicemente perché WEB il Grande è lui stesso regola, legge, democrazia, libertà per tutti.
Con una simile percezione di se si può essere sopra a tutto.
Al di sopra della storia: le date.
Si legge nel retro del DVD del suo spettacolo “beppegrillo.it” del 28 aprile 2005 a Roma:
“Dieci anni fa finivo i miei spettacoli sfasciando un computer a mazzate. Ma poi ho capito alcune cosa sui computer e su internet.”.
Secondo il filmato su YouTube quello in cui distruggeva il computer trattasi di uno spettacolo del 2000, quindi sono solo cinque gli anni trascorsi da quando finiva gli spettacoli sfasciando un computer  e non dieci.
Ed ancora si legge: “Il 26 gennaio ho aperto un blog, www beppegrillo.it  senza sapere bene cosa fosse.”
Lo sprovveduto, ha aperto il blog  senza sapere cosa fosse. Interessante perché qualche riga sotto questa affermazione si legge che l’editore del DVD è la Casaleggio Associati. Se non sapeva bene cosa fosse un blog, beppegrillo.it sapeva bene come e chi doveva essere un creatore di blog.
Con una simile percezione di se si può essere sopra a tutto.
Ecco cosa scrive Beppe Severgnini del comportamento della grossa monovolume dentro la quale viaggiava beppegrillo.it dopo essere stato ricevuto dal Capo dello Stato:
“ «Per sfuggire ai giornalisti, ai cameramen e ai fotografi che lo inseguivano a bordo di moto e scooter, l'auto di Beppe Grillo, uscita dal Quirinale, è passata 3-4 volte col rosso, ha preso la corsia preferenziale di corso Rinascimento e ha effettuato un paio di inversioni a U dove non era consentito».
Dettaglio della cronaca di ieri, che sottoponiamo agli elettori del Movimento 5 Stelle. Si fossero comportati così Berlusconi, Bersani o Monti avreste detto, giustamente: l'arroganza del potere davanti alle regole. Poiché lo ha fatto Beppe Grillo, nessuna obiezione. O almeno non ne abbiamo ancora lette, tra le migliaia di commenti sulla giornata. Anzi: traspare un certo orgoglio davanti alle gesta del capo, campione di slalom urbano e variazioni democratiche (a quale titolo era al Quirinale? Non si sa).”
(Corriere della Sera, 22.3.2013).
Chi ama, chi crede, chi ha avuto un contatto con il divino WEB è libero ed al di sopra di tutto e di tutti.  E di riflesso anche i suoi fedeli sono al di sopra,  non del Capo, ma di tutto ciò che è al di fuori della setta, della forza politica, dell’associazione e così via. Un ultimissimo esempio di queste  ore. Dopo la visita al Quirinale per le consultazioni con il Presidente della Repubblica, il giornale “la Repubblica” del 21.3.2013, come po’ tutto i resto della stampa, riferisce che il capogruppo al Senato del M5S, si sarebbe così espresso:
“Napolitano dorme. Anzi di più, è Morfeo, il dio del sogni. Un classico del Movimento 5 Stelle, ripetuto per anni sul blog di Grillo. E replicato anche oggi, dopo l'incontro di Beppe e del presidente della Repubblica per le consultazioni. Non da Grillo però, che si era recentemente ricreduto verso la prima carica dello Stato.  A pronunciare la frase, durante la riunione dei senatori trasmessa in diretta streaming, è stato Vito Crimi, capogruppo al Senato del M5s: «Napolitano è stato attento, non si è addormentato. Beppe è stato capace di tenerlo abbastanza sveglio, ma anche lui è stato abbastanza attivo e abbiamo interloquito parecchio».”
I redenti non si fermano neppure davanti ad un vecchio Presidente della Repubblica alla scadenza del mandato.
Perché tutto questo? Ce lo dice la chiave di violino con questa domanda:
"Ma non sapete che i redenti giudicheranno il mondo?".

E' MORTO PIETRO MENNEA

Se ne è andato con la primavera

nel silenzio di un fiore che si schiude.

Grazie per tutto quello che ci hai dato.

lunedì 18 marzo 2013

FRANCESCO NON HA MAI RISCHIATO DI ESSERE BRUCIATO COME ERETICO


Immancabile in ogni pensiero totalitario che si rispetti c’è il momento mistico o esoterico: è arrivato anche per beppegrillo.it.
Si reinterpreta la storia alla luce di sé stessi e la si piega a propria immagine a propria somiglianza. 
Ha scritto sul suo blog beppegrillo.it:
“L'importanza di chiamarsi Francesco. Nessun papa ha mai avuto il coraggio, perché di vero coraggio si tratta, di chiamarsi Francesco. Il santo che la Chiesa voleva bruciare come eretico, il poverello di Dio che si scagliò con il solo esempio contro la lussuria dei cardinali del suo tempo.” 
Esempio di come due semplici righe moltiplicate per tutti quelli che le leggono e non hanno letto nulla di Francesco d’Assisi, possano diventare la verità: la ripetitività è verità!
Francesco sarebbe “Il santo che la Chiesa voleva bruciare come eretico”.
Francesco d’Assisi ha lasciato pochi scritti, ma quei pochi che ha lasciato hanno un punto chiaro e fermo: l’obbedienza al Papa ed alla Chiesa.
Al tempo di Francesco si trattava di obbedire ad una Chiesa potente ed a Papi del calibro di Innocenzo III.
Tra i suoi scritti più importanti Francesco ha lasciato le Regole del suo ordine che hanno come primo punto l’obbedienza al Papa ed alla Chiesa:
la Regola del 1221 che è generalmente chiamata la “Prima Regola” (sebbene indubbiamente vi debba essere stata una prima regola che Innocenzo III accolse da Francesco d’Assisi nel 1209 ed approvò oralmente, oggi perduta) non bollata dal Papa ma che approvò e che inizia così:
 “Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Questa è la norma di vita, che frate Francesco supplicò gli venisse concessa e confermata dal Papa Innocenzo.
Ed egli la concesse e la confermò per sé e per i suoi frati presenti e futuri. Frate Francesco e chiunque sarà capo di questo ordine promette obbedienza e reverenza al Papa Innocenzo, e promette di obbedire ai suoi successori.”
la Regola del 1223, detta regola bollata, cioè approvata da Onorio III con la bolla Solet Annuare del 29 nov. 1223, inizia così:
“La regola e la vita dei frati minori è questa: osservare cioè il santo Vangelo del nostro Signore Gesù Cristo, vivendo l’obbedienza, senza nulla di proprio, e in castità. Frate Francesco promette obbedienza e riverenza al signor Papa Onorio, e ai suoi successori canonicamente eletti, e alla Chiesa romana. E gli altri frati sono tenuti a obbedire a frate Francesco  e ai suoi successori.”
Per capire chi fosse Innocenzo III,  la Chiesa che presiedeva ed a chi ha ubbidito Francesco,  è utile leggere un brano della lettera di Innocenzo III “Sicut universitatis conditor” del 30 ottobre 1198, che contiene la celebre metafora del sole e della luna:
“Come Dio, creatore dell’universo, ha creato due grandi luci nel firmamento del cielo, la più grande per presiedere al giorno e la più piccola per presiedere alla notte, così egli ha stabilito nel firmamento della Chiesa universale, espressa dal nome di cielo, due grandi dignità: la maggiore a presiedere – per così dire – ai giorni cioè alle anime, e la minore a presiedere alle notti cioè ai corpi.  Esse sono l’autorità pontificia e il potere regio. Così, come la luna riceve la sua luce dal sole e per tale ragione è inferiore a lui per quantità e qualità, dimensione ed effetti, similmente il potere regio deriva dall’autorità papale lo splendore della propria dignità e quanto più è con essa a contatto, di tanto maggior luce si adorna, e quanto più ne è distante tanto meno acquista in splendore.”(Franco Gaeta, Pasquale Villani, Documenti e Testimonianze, Principato Ed. Milano, 1972, pag. 100, 101).
Per capire quanto fosse estraneo Francesco ad ogni richiamo ereticale e fosse percepito come tale, basta vedere cosa accadde nel 1209 a chi la Chiesa considerava eretici.
Nel 1209 Innocenzo III indice la crociata contro i catari.
Il 22 luglio 1209 tutta la popolazione di Béziers, circa quarantamila persone,  è massacrata nella presa della città da parte dei crociati che proseguono la crociata contro gli albigesi prendendo anche Carcassonne, Albi, Pamiers e Mirepoix.
Nel 1209 Francesco e i suoi pochi primi fraticelli si recano e sono ricevuti da Innocenzo III per farsi approvare la regola.
Tutti i 17 anni di pontificato di Innocenzo III saranno poi improntati alla lotta contro gli eretici:
“energico, autoritario, esponente di un partito d’azione formatosi a Roma sotto il debole Celestino III suo predecessore, egli si profonde nella lotta. Vigila su tutto e su tutti. Vorrebbe, come Argo e Briareo, aver cento occhi e cento braccia.
Adopera a volta a volta i modi blandi ed i modi energici, è seduttore e violento.
Lavora a tener nel pugno, come maneggevole strumento, il clero […] La sua penna corre instancabile sulla pergamena per ammonire, esortare, minacciare, consigliare.” (G. Volpe, religiosi e sette ereticali, Ed. Sansoni, Firenze, 1972,   pag. 82).
Francesco d’Assisi non si è mai interessato delle persecuzioni contro gli eretici, né ha mai scritto nulla in loro difesa od in loro accusa: semplicemente non esistevano per lui tutto concentrato sulla sua povertà.
Eppure Francesco conosceva la realtà catara:
“Venuto su in una regione piena di Catari, anzi in una città che al principio del XIII sec. chiamò al reggimento comunale un eretico, l’uomo d’Assisi, spogliatosi  pur esso dei lucri mercantili a benefizio dei poveri, ha, come Pietro Valdo, per ideali direttivi la povertà, la vita  apostolica, il risveglio delle anime con la predicazione. Ai Poveri di Lione e Poveri Lombardi corrispondevano i Poverelli di S. Francesco. Non diversamente da Valdesi e dalle altre sette, la più antica comunione francescana ha e vuole intimità di spirito fra uomini e donne. Non diversamente dai Catari e dagli Umiliati, vuole anche esso lavorare manualmente” (G. Volpe, religiosi e sette ereticali, Ed. Sansoni, Firenze, 1972,  pag. 59).
Gli eretici potevano venire bruciati e uccisi sì per le dottrine non ortodosse che professavano o per le critiche che facevano alla Chiesa. Ma la ragione prima e ultima era sempre una: perché non obbedivano alla Chiesa ed al Papa. Questa in definitiva era la sola ed unica ragione per la quale erano out.
Gli obbedienti al Papa ed alla Chiesa hanno potuto fare poi tutto quello che volevano dentro la Chiesa: fare o i super ricchi o i super poveri.
Francesco ha scelto di fare il povero. Tra lui, Valdo o un qualsiasi cataro non c’era molta differenza né di aspetto, né di condizione di vita: l’unica basilare differenza era che Francesco obbediva alla Chiesa e che Valdo o un cataro non le obbedivano.
La sola disobbedienza che praticò Francesco fu quella contro suo padre. Nella primavera del 1207 quando Francesco si ribellò a suo padre Pietro di Bernardone, si spogliò di tutto anche dei vestiti, rimase nudo e si mie sotto la protezione del vescovo di Assisi Guido II massima autorità della Chiesa in quella città.
Da allora non smise mai più di obbedire alla Chiesa e la Chiesa non fu così miope da contrastare un suo fedele obbediente che poteva essere contrapposto ai movimenti ereticali dell’epoca. Francesco e la sua povertà divennero da allora un deposito prezioso dal quale la Chiesa poté e può attingere e utilizzare come e quando vuole.
Per quanto riguarda l’affermazione che “il poverello di Dio si scagliò con il solo esempio contro la lussuria dei cardinali del suo tempo” si può solo rilevare che nei suoi Ammonimenti  capo XXVI, Francesco scrisse di non giudicare i chierici, il corpo sacerdotale:
“Beato il servo di Dio che ha fiducia nei chierici, i quali vivono rettamente secondo le norme della santa Chiesa romana, e guai a quelli che li disprezzano: infatti anche se sono peccatori, nessuno deve giudicarli, perché solo il Signore stesso riserva a sé il diritto di giudicarli. Infatti, di quanto è più grande di tutti il loro ministero, che esercitano intorno al santissimo corpo e al santissimo sangue del nostro Signore Gesù Cristo, che essi ricevono e solo amministrato agli altri, di tanto più grande è il peccato di coloro che peccano contro di essi, che se peccassero contro tutti gli altri uomini di questo mondo.”
Francesco era pienamente un uomo del medioevo. Aborriva i libri, i suoi frati non li potevano possedere. Era obbediente e aveva una unica preoccupazione essere povero ed ultimo. E’ stata questa la sua grandezza: non predicava la povertà, ma la viveva.
La sua povertà era esistenziale non dottrinale. Non faceva sottoscrivere a nessuno regole da seguire: la sua regola era il Vangelo e l’essere povero.    
Nell’orizzonte di Francesco quindi non potevano neppure esistere le opere sociali, poiché uno povero veramente non ha alcuna risorsa per fare del bene agli altri.
Lui rispetto alle opere sociali era quello che doveva essere aiutato non quello che aiutava.
Per chi è interessato ecco una piccola raccolta bibliografica di testi riguardanti Francesco d’Assisi:
Fra  Tommaso da Celano, Vita di S. Francesco d’Assisi e Trattato dei Miracoli;
Tutti gli scritti di San Francesco; I Fioretti di San Francesco;
Frate Leone e compagni, S. Francesco d’Assisi; I fiori dei tre compagni;
Beato Egidio di Assisi, I detti; Frate Leone, Lo specchio di perfezione;
Le sacre nozze del beato Francesco con Madonna Povertà; La leggenda dei tre compagni;  Paul Sabatier, Vita di San Francesco; J. Joergensen, San Francesco d’Assisi; L. Savatorelli, Vita di San Francesco d’Assisi, P. Dallari, Il dramma di Frate Elia; G. E. Lovrovich, Jacopa dei Settesoli.