venerdì 30 gennaio 2009

Una oscena normalità

Siamo giunti a questa normalità:
- don Floriano Abrahamowicz di Treviso, sacerdote della chiesa cattolica che dichiara in una intervista a la tribuna di Treviso che "Io so che le camere a gas sono esistite per disinfettare" ed afferma che "tutta la storia dell'umanità è segnata dal popolo di Israele, che in un primo momento era il popolo di Dio, poi è diventato il popolo deicida e alla fine dei tempi si convertirà a Gesù Cristo."
- il Ministro Sacconi - ci informa oggi con un editoriale il direttore di Libero, Feltri - "sotto la cui giurisdizione c'è il Lavoro, la Previdienza sociale e la Sanità" ha sua moglie al vertice "di un colosso quale Farmindustria che, come dice la parola stessa, si occupa di farmaci".
Quando si giunge a questo e non succede nulla -nessuno si dimette o viene dimesso -, significa che questa è la normalità, questo è il nuovo livello morale della società.
Ed è un livello nel quale bisogna respirare con una cannuccia.

martedì 27 gennaio 2009

Il giorno della memoria: acclamazioni al Duce Benito Mussolini

Nel 1929, l’anno del Concordato, tra le Acclamazioni contenute nell’Inno sacro Christus Vincit si aggiungerà quella dedicata “Al Duce Benito Mussolini, gloria del Popolo italiano, Pace, vita e salvezza perpetua”.
Questa acclamazione venne pubblicata nel 1929 a cura del Ministero della Pubblica Istruzione-Direzsione Generale della Istruzione elementare, nel Canzoniere Nazionale, nella cui prima pagina si poteva leggere:
“Tra le opere più importanti pensate e volute dal Regime Fascista, si deve annoverare questo “CANZONIERE NAZIONALE”, dedicato alla Scuola elementare italiana.
Questo libricino – che in modo sobrio ma con scrupoloso intendimento d’arte, traduce in atto quell’educazione musicale tanto raccomandata dai nuovi programmi – ha il nobile compito di unire, per mezzo del Canto corale, la fanciullezza italiana, anzi, tutto il popolo italiano, in un solo palpito, in una sola voce che rievochi e celebri la Religione, la Patria, il Fascismo.
Nella prima parte del canzoniere, i canti corali sono raggruppati a seconda dei vari momenti dell’anno liturgico.
Troviamo qui, nei Canti gregoriani, nei Corali antichi, nelle Laudi spirituali, e nei nomi di Pier Luigi da Palestrina, di Giacomo Carissimi e di Benedetto Marcello, brevi saggi, ma cospicui e nobilissimi, della nostra Arte musicale, che, ispirata dal pensiero e dalla fede Cristiana, ha illuminato e guidato attraverso i secoli tutta l’umanità.
Nella seconda parte (Canti patriottici) – mentre prosegue lo svolgimento storico della musica italiana coi nomi immortali dei nostri Maestri: Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi e Puccini – troviamo pure compresi quei canti consacrati dalla tradizione, che possono dirsi l’espressione più genuina e più appassionata dell’anima popolare. Sono questi canti che hanno accompagnato le vicende popolari. Sono questi canti che hanno accompagnato le vicende eroiche della nazione, dai primi albori del Risorgimento fino ai fastigi dell’attuale Rinnovamento fascista. A.S.”
( Ministero della Pubblica Istruzione, Canzoniere Nazionale, canti corali religiosi e patriottici, Roma, Provveditorato Generale dello Stato, 1929, Anno VII, pag. 9).
La cosa era ancora più devastante perché dedicata ai bambini delle elementari. Chi poteva più dubitare della bontà, onnipotenza, sapienza, etc.. del “Duce Benito Mussolini, Itàlicae Gentis gloriae, Pax, vita et salus perpètua.”
Ma ecco il testo di Christus Vincit che si riporta solo in italiano poiché vi era anche la versione in latino:

Cristo vince, Cristo regna,
Cristo impera.


Acclamazioni

A Pio sommo Pontefice e
Padre universale,
Pace, vita e salvezza perpetua.

A nostro Re Vittorio felice-
mente regnante,
Pace, vita e salvezza perpetua.

Al Duce Benito Mussolini,
gloria del Popolo italiano,
Pace, vita e salvezza perpetua.


Per finire

Tempi buoni vengano! La
pace di Cristo venga!
Il regno di Cristo venga!

Cristo vince, Cristo regna,
Cristo impera.


(in opera citata a pag. 67)

Il giorno della memoria: San Francesco e Mussolini.

Con un incredibile parallelismo don Paolo Ardali avvicinava la vita di San Francesco a quella di Mussolini. Questa la prima pagina del volume:
Analogie
Questo opuscolo è il frutto di osservazioni e meditazioni, suggeritemi in una conversazione non inutile, con Franco Paladino, nella quale si parlò, fra l’altro del Messaggio Francescano, e dello spirito francescano del grande Uomo. Ed, oh, quanto spirito francescano c’è nella vita di BENITO MUSSOLINI! Se Giorgio SOREL ha visto in Lui un magnifico Cavaliere del secolo XV., la sua vita di grandi rinuncie, di sofferenze, di sacrifici, interiori ed esterni, la volontà superatrice, l’alta visione di un fine superiore da conseguire tenacemente a costo di tutto, anche della vita, l’amore degli umili, l’anima cavalleresca, l’ardore della lotta, l’operosità instancabile, l’attività e virtù trasformatrice e dominatrice del tempo suo, l’armonizzarsi, infine, di tutte le sue qualità in una intima atmosfera superiore, calma, serena e luminosa, lo accostano più di quanto non si creda al Santo di Assisi.
In generale, fra i santi e gli uomini grandi sono evidenti antitesi e differenze sostanziali. Il Santo è per lo più l’uomo della rinuncia, l’uomo grande è il conquistatore. Ma chi abbia una famigliarità con l’agiografia troverà nei Santi anche dei conquistatori mirabili, se pure la rinuncia mistica non sia, in realtà, una forma di conquista superiore
.”
(pag. 43-44) – “Fu dunque Francesco ricostruttore dalla fede pura, della Chiesa romana, e per necessaria conseguenza della società del tempo suo […] ottimamente si addice a Benito Mussolini il titolo di restauratore della Patria. Egli è veramente un ricostruttore. E, si noti bene, lo è perché antepone i problemi spirituali e sociali a quelli di ordine materiale, perché riconduce la Nazione alla sua tradizioni religiose, perché in tutta la sua opera è animato da fede e da amore….”.
(pag. 45) – “Ho sotto gli occhi una fotografia di Mussolini in tenuta di marcia: il suo volto patito, sofferente, ma sereno, ma forte, mi richiama alla memoria una pittura di Francesco D’Assisi di scuola Senese del secolo XIII: identica vivezza nello sguardo, identica nobiltà di atteggiamento, manca solo l’aureola.”

Il giorno della memoria: la Chiesa non è stata affatto in silenzio

Nel 1929 la Santa Sede ha firmato il Concordato con l’Italia di Mussolini che ripeterà con contenuti assai simili, poi nel 1933 con Hitler, vedi altro post di oggi.
Ma cosa successe prima e dopo la firma di quel Concordato del 1929?
Prima del Concordato si santificò così Mussolini. Due soli esempi.
Siamo nel 1927. Esce un volume che raccoglie in una unica edizione due testi andati in stampa anche separatamente, dal titolo:
Pio XI e Mussolini (3° edizione)
San Francesco e Mussolini (2° edizione)”
L’autore è un sacerdote don Paolo Ardali che nella presentazione dell’editore è indicato come “un dotto sacerdote molto vicino alle sfere vaticane”.
Il volume è pubblicato nella collana: “Mussoliniana – Biblioteca di propaganda fascista diretta da Franco Paladino”.
In “Pio XI e Mussolini” si poteva leggere che:
(pag. 10)-“Due geni soprassiedono tradizionalmente all’imperialismo italico: due espressioni autentiche della sua anima secolare.
Distinti ma paralleli: l’uno eterno, l’altro temporale.
Il genio politico e quello religioso. L’uno investito dal carisma soprannaturale nel momento in cui, per l’ininterrotta successione, Pietro rivive nella sua persona: l’altro impersonato nell’Uomo di Governo che sappia effettivamente realizzare la coscienza della nazione nella sua connaturale aspirazione il ritorno all’antico fastigio
.”
(pag. 17-18) – “D’innanzi ad un fatto si grave, qual è l’ostracismo dell’insegnamento religioso della scuola, che racchiude in sé un vero attentato ai sacri diritti della grande maggioranza dei genitori italiani, i quali hanno una fede e una coscienza da lasciare in retaggio ai propri figlioli […] Di fronte a questa realtà apparisce fulgida la magnifica opera del fascismo che, smantellando ogni resistenza ha saputo dare all’Italia la libertà dell’insegnamento – degno istituto di una Nazione veramente civile – l’insegnamento religioso; ed ha ricollocato il crocefisso nelle aule scolastiche.”
Nel capitolo “Tiara e Littorio” si poteva leggere che:
(pag. 25, 26) – “L’aria è pura dalle sconce vignette che gettavano il ridicolo ed il fango sui rappresentanti della fede augustea; è pura dalle boutades retoriche per cui vale la sentenza di Voltaire: chi non può brillare per un pensiero può farsi notare per una parola.
Il rispetto dell’autorità, la disciplina, la gerarchia, l’ordine, l’educazione della gioventù entrano nel compito dello Stato. E nell’aer puro e sereno la nova generazione italica potrà apprendere l’insegnamento della fede che illuminala vita, mentre la bellezza e la forza del sacrificio irradianti dal Crocefisso le guidano dalla scuola alla vita.
Il programma che il grande Duce aveva promesso il 20 settembre del 1922 è in piena fioritura.
Roma apparisce già idealmente trasfigurata e lo sarà anche materialmente.
Migliaia e migliaia di cuori ardenti guardano al colle sacro di Roma e si domandano quando la Tiara augusta conserta al glorioso Littorio sarà il simbolo della romanità e terna di Roma sacra e della grandezza italica di Roma imperiale da cui sorga nella sua inclita ed intera bellezza la rinnovata vita della Nazione
.”

Il giorno della memoria: il Concordato tra Santa Sede e Germania di Hitler

Il giorno della memoria può servire per rinfrescarcela.
Tutti sanno che la Germania di Hitler ha sottoscritto un Concordato con la Santa Sede di Pio XI nel 1933. Pochi però lo hanno diffuso e ancora meno lo hanno letto.
Il Concordato si apre con la celebrazione dell’amicizia tra la Germania di Hitler e la Santa Sede:
Sua Santità il Sommo Pontefice Pio XI e il Presidente del Reich germanico, concordi nel desiderio di consolidare e sviluppare le relazioni amichevoli esistenti fra la Santa Sede e il Reich germanico,volendo regolare i rapporti fra la Chiesa cattolica e lo Stato per tutto il territorio del Reich germanico in modo stabile e soddisfacente per entrambe le parti….”.
Per brevità si citano solo gli articoli più significativi che riguardano il rapporto tra il clero ed i fedeli cattolici con il Reich di Hitler.
Con l’art. 14, si stabiliva che sul suolo del Terzo Reich, tutti i sacerdoti dovessero essere “germanici”, cioè ariani, e che la nomina dei vescovi, successori degli Apostoli, dovesse ottenere il placet del Terzo Reich nella persona del Luogotenente, previo accertamento che sul prescelto dalla Chiesa non vi fossero “obiezioni di carattere politico generale”, e la sola politica allora esistente in Germania era quella nazionalsocialista. Ecco il brano dell’articolo:
Art. 14. […]Prima di spedire le bolle di nomina per gli arcivescovi, vescovi, per un coadiutore “cum iure successionis” o per un prelato “nullius”, si comunicherà al Luogotenente del Reich (Reichsstatthalter) nel competente Stato il nome della persona prescelta, per accertare che contro di essa non esistono obbiezioni di carattere politico generale.”.
L’art. 16 conteneva un giuramento di fedeltà. I vescovi prima di prendere possesso della loro diocesi, cioè del loro gregge, della loro cattedrale, del loro “ministero della parola di Dio”, dovevano prestare un giuramento di fedeltà nelle mani del Luogotenente o del Presidente del Reich, come segue:
Art. 16 - I vescovi, prima di prendere possesso delle loro diocesi, presteranno nelle mani del Luogotenente del Reich (Reichstatthalter) nel competente Stato oppure del Presidente del Reich un giuramento di fedeltà secondo la formula seguente:
“Davanti a Dio e sui Santi Vangeli giuro e prometto, come si conviene ad un Vescovo, fedeltà al Reich germanico e allo Stato…Giuro e prometto di rispettare e di far rispettare dal mio clero il Governo stabilito secondo le leggi costituzionali dello Stato. Preoccupandomi, com’è mio dovere, del bene e dell’interesse dello Stato germanico, cercherò, nell’esercizio del sacro ministero affidatomi, di impedire ogni danno, che possa minacciarlo
.
L’art. 30 assicurava alla Germania di Hitler la preghiera della Chiesa intera per “la prosperità del Reich e del popolo germanico”:
Art. 30 – Nelle domeniche e nelle feste di precetto, nelle chiese cattedrali, come pure in quelle parrocchiali, filiali e conventuali del Reich germanico si reciterà alla fine del servizio religioso principale, in conformità con le prescrizioni della Sacra Liturgia, una preghiera per la prosperità del Reich e del popolo germanico.
Il tutto:
“Fatto in doppio originale. Città del Vaticano, 20 luglio 1933”.
Firmato: Eugenio cardinale Pacelli
Franz von Papen

(Testo del Concordato in italiano e tedesco in Acta Apostolicae Sedis, 1933, pag. 389, riportato in “Chiesa e Stato attraverso i secoli”, Soc. Ed. Vita e Pensiero, Milano, 1958, a pag. 494 e segg.- imprimatur 6 giugno 1958)

lunedì 26 gennaio 2009

S.E. Monsignor Richard Williamson

Ieri su L'Osservatore Romano quotidiano della Santa Sede si annunciava che "Il Santo Padre, dopo un processo di dialogo...." ha riammesso nella comunità della Chiesa di Roma quattro vescovi tra cui S.E. Monsignor Richard Williamson.
S.E. Monsignor Richard Williamson, che in qualità di Vescovo è successore degli apostoli ed in comunione con Benedetto XVI attuale Vicario di Cristo, ha detto in una intervista alla televisione svedese con riferimento alla Shoah: "Credo che le camere a gas non siano mai esistite".
Oggi su Avvenire quotidiano della CEI-Conferenza Episcopale Italiana è riportata la "puntuale", così la chiama, risposta di padre Federico Lombardi, portavoce vaticano che dice: - La revoca della scomunica e le dichiarazioni di Williamson sono "due questioni del tutto indipendenti" -.
Questa precisazione la dice lunga sulla percezione che hanno di sè in Santa Sede.
Avvenire poi scrive che il Vescovo Williamson: "intervistato dalla tv svedese, avrebbe negato l'esistenza delle camere a gas naziste".
S.E. Monsignor Richard Williamson, ha negato, non avrebbe. Forse hanno una percezione esatta di sè e la precisazione di padre Lombardi era dopotutto necessaria.
Così la Chiesa di Roma nella ritrovata comunione con S.E. Monsignor Richard Williamson si prepara al giorno della memoria. Del resto Hitler non è mai stato scomunicato.

domenica 25 gennaio 2009

...ma se sono vere le cose che sembra siano vere...

Il capo del Governo ogni giorno ci parla delle intercettazioni telefoniche e della nostra privacy violata. Ed a riguardo ha detto con riferimento ad un ennensimo abuso di intercettazioni che "..se sono vere le cose che sembra siano vere...".
Se questo è l'assunto che le cose siano vere o meno, non ha più nessuna importanza. E' il "chi lo dice" che entra in campo, non "il che cosa si dice".
Il si "vede quello che si crede" è una postura della nostra cultura.
Ma veramente credono i politici che noi crediamo che siano i paladini della nostra privacy.
Tutti i giorni pensano a noi ed alla nostra privacy.Politici al governo ed alla opposizione pensate piuttosto a come amministrare al meglio i soldi che noi vi diamo attraverso le nostre tasse.
Noi comuni cittadini abbiamo una vita meno avventurosa di quella che pensate, non abbiamo una second life parallela alla prima da tenere nascosta.
Quando parlate di privacy forse fate un transfert.
Quando parlate della nostra, intendete la vostra privacy.
La sola privacy che vi interessa è la vostra.
Ma i politici in quanto tali, dovreste sapere, in un sistema democratico, non hanno e non devono avere privacy.
Dovreste, ma nessuno lo fa, prima di presentarvi alle elezioni fare certificare da un terzo il vostro patrimonio e distribuire assieme ai volantini con i quali chiedete il voto, la vostra denuncia dei redditi e diffondere tutto ciò attraverso internet.
Le vostre telefonate, salvo quelle che riguardano la sicurezza nazionale, la sicurezza di tutti noi, dovrebbero non essere intercettate ma diffuse a viva voce ed in on line.
Chi ha il trip della privacy non deve fare il politico. Capito Capo del Governo?
Privacy e carriera politica sono incompatibili. Quindi o smette di parlare di privacy o si dimette.
In uno dei rari momenti di nobiltà delle nazioni nella loro storia, dopo il secondo conflitto mondiale l'ONU, ha costruito per la propria sede, un palazzo di vetro a suggerire, sia pure simbolicamente, che la visibilità e trasparenza dei leader politici è la prima condizione per esserlo.

stupri e cellule staminali

La sera di Capodanno 2008/2009 un innominabile ragazzo a Roma aveva cominciato il nuovo anno stuprando una ragazza.
Dopo quasi un mese lo stupratore si è costituito. Il Gip lo ha rimandato a casa agli arresti domiciliari perchè: "ha collaborato e si è pentito".
In Italia è più importante una cellula staminale che un corpo di donna violentato.
Dopo la collaborazione della stupratore con il Gip, il prossimo passaggio sarà quello di una auspicata collaborazione della donna stuprata con lo stupratore, così ché il reato di stupro non sussisterà più.

sabato 24 gennaio 2009

www.youtube.com/vaticanit

Da mercoledì scorso a ieri, in meno di tre giorni, a Roma sono state violentate due donne: una di 42 anni da un uomo e una ventenne da cinque uomini a turno.
Sono poi state uccise madre e figlia da un uomo che è figlio e fratello delle uccise.
Tre delitti nei quali sono donne le vittime e uomini i carnefici.
Il Vescovo di Roma, che è anche il Papa, sembra non sia stato minimamente colpito da queste tre tragedie accadute in così poco tempo nella sua Diocesi, in Roma che, ci dicono, viene offesa nel sua carattere sacro evidentemente solo quando sfilano i gay.
Il Vescovo di Roma in questi giorni si è dedicato ad internet. Un impegno impellente infatti su L'Osservatore Romano di oggi 24 gennaio 2009 si può leggere il suo messaggio sull'argomento riguardante la 43a Giornata mondiale delle comnunicazioni che si terrà il prossimo 24 maggio 2009. Il Vescovo di Roma, da buon tedesco, si prepara per tempo.
Sul quotidiano Vaticano oggi si annuncia anche che il Papa è sbarcato su youtube: "in uno spazio dove è possibile incontrare il Papa, ascoltare i suoi messaggi, esprimere le proprie idee".
Siamo certi che tra l'affacciarsi alla finestra del computer ed alla finestra del suo palazzo e tra un incontro virtuale e l'altro, il Vescovo di Roma troverà il tempo per una preghiera a conforto delle quattro donne così duramente colpite nella vita e nella morte.

venerdì 23 gennaio 2009

Ridistribuzione del reddito: ci si accorda per abolirla

"Il governo e le parti sociali firmatarie del presente accordo...." così inizia il testo dell'accordo raggiunto ieri sera tra Governo e sindacati.
Il Governo si è "fatto parte" e si è accordato con i Sindacati che lo hanno firmato, oltre che sul settore pubblico, anche su una materia che non lo riguarda: le regole per i contratti nazionali tra le varie confederazioni del datori di lavoro e le varie confederazioni dei lavoratori, private.
L'articolo dell'accordo più lungo riguarda "la dinamica degli effetti economici".
L'accordo dice che: "si individuerà un indicatore della crescita dei prezzi al consumo assumendo per il triennio - in sostituzione del tasso di inflazione programmata - un nuovo indice previsionale costruito sulla base dell'Ipca (l'indice dei prezzi al consumo armonizzato in ambito europeo per l'Italia), depurato dalla dinamica dei prezzi dei beni energetici importati."
Ed ancora: "il recupero degli eventuali scostamenti sarà effettuato entro la vigenza di ciascun contratto nazionale, il nuovo indice previsionale sarà applicato ad un valore retributivo individuato dalle specifiche intese".
La salvaguardia dei redditi dei lavoratori italiani dipendenti sia pubblici che privati è affidata all'indice Ipca,di cui nessun nostro governante, nè sindacalista, nè imprenditore ci ha mai spiegato in che cosa consiste, ma così importante da determinare l'aumento dei redditi dei lavoratori in futuro. Questo indice, che non sappiamo cosa indichi, è però depurato "dalla dinamica", cioè dall'aumento dei prezzi dei beni energetici importati, che però non siamo stati informati di quali siano.
Gli eventuali scostamenti quando il lavoratore li troverà in busta paga?
L'accordo recita che "il recupero....sarà effettuato entro la vigenza di ciascun contratto nazionale", cioè entro i tre anni di durata del contratto nazionale.
Su che cifra verrà calcolato il recupero? Non la si conosce.
L'accordo recita: "il nuovo indice previsionale sarà applicato ad un valore retributivo individuato dalle specifiche intese".
Questo Ipca non elabora ciò che è avvenuto e poi lo applica ad un valore retributivo, ma è un "nuovo indice previsionale".
L'elaborazione delle previsione?: "sarà affidata ad un soggetto terzo", non è specificato con quali criteri, nè quale sarà il soggetto terzo.
C'è solo una verità in questo accordo fatto di "dinamica degli effetti economici", sfuggita evidentemente ai firmatari e cioè che stiamo parlando di un "recupero", cioè di soldi che i lavoratori hanno già speso e che dovranno essere "recuperati" con quei gravi limiti e depurazioni.
Non quindi di denaro "fresco" che va ad aumentare il reddito. Qui si tratta di codificare una perdita di reddito netta ed una conseguente redistribuzione di esso che va dalle tasche dei lavoratori dipendenti a quelle dei loro datori di lavoro.

martedì 13 gennaio 2009

Primo giorno di attività: CAI + 40 milioni di euro

Ieri è stato il primo giorno di attività della nuova Alitalia e dell'entrata in CAI di Air France che "entra nel capitale al 25% con 322 milioni di euro, pagando un «sovrapprezzo» di 40 milioni rispetto a quello versato dai 24 imprenditori italiani" ci informano i giornali.
I 24 imprenditori italiani, solo passando di mano il 25% del capitale hanno guadagnato quindi 80 miliardi delle vecchie lire.
Era troppo semplice che questa operazione la facesse lo Stato italiano che era proprietario di Alitalia e che fosse lui, cioè noi, a guadagnarci.
Gridando viva la libertà, forza Italia, difendiamo l'italianità, il Governo attuale ha prima sollecitato poi sostenuto una cordata italiana che ha acquistato una Alitalia al netto dei debiti. Questi 24 impreditori, una volta acquistato, hanno immediatamente venduto ad Air France il 25% del capitale - in attesa di vendere il resto - guadagnandoci in un giorno 40 milioni di euro.
Questo è il capitalismo italiano che dice di vivere di libero mercato e di globalizzazione e poi indica come irrinunciabile l'italianità di una società e ne vende subito 1/4 ai franco olandesi.
E gli italiani?
Il Governo e i 24 imprenditori hanno totale fiducia nei nuovi palinsesti televisivi, ad elettroencefalogramma piatto, testè partiti: il Grande Fratello, X Factor, Maurizio Costanzo Show, Amici, la Ruota della Fortuna e così via; nonchè di qualche arresto di mafiosi pericolosi latitanti da decenni.
In attesa, si intende, del Festival di Sanremo.

domenica 11 gennaio 2009

Terra Santa 2009: l'uso dei morti

C'è un particolare nella guerra tra Hamas e Israele: la differenza nella potenza militare.
I razzi di Hamas seppur numerosi e non certo intelligenti - sono talmente grezzi che cadono dove cadono senza alcuna distinzione neppure annunciata tra obiettivi militari e non - hanno una potenza distruttrice abbastanza scarsa: si parla di feriti e raramente di morti tra gli israeliani. Il danno che Hamas fa ad Israele è quindi irrisorio rispetto a ciò che riceve da esso.
La potenza di fuoco di Israele è invece altamente distruttiva, eppure Hamas non approfitta della mobilitazione internazionale, che chiede un cessate il fuoco di entrambi i fronti ed anzi continua a lanciare razzi su Israele, razzi che seppur minacciosi hanno un risultato militarmente quasi nullo.
Hamas non ha quindi alcuna prospettiva militare di successo dalle ostilità in corso. Non è questo l'obiettivo di Hamas.
Hamas non si augura un minor numero di morti tra la popolazione palestinese, cioè tra gli elettori che hanno eletto come propri rappresentanti i suoi uomini.
Si augura che la carneficina aumenti di giorno in giorno. Migliaia di morti, migliaia "di martiri" uguale migliaia di imprinting, uguale migliaia di futuri seguaci di Hamas.
Questa scelta solleciterà le peggiori pulsioni anche in campo israeliano che si giustificherà restringendo sempre più la differenza tra la base palestinese e i leader di Hamas.
Hamas ha usato prima le elezioni come ora utilizza i morti. E' un comportamento che noi italiani conosciamo bene.
Ecco come Maria Antonietta Maciocchi,vissuta all'interno del P.C.I. per molti anni, descriveva nel 1980 un incontro con alcuni esponenti dell'allora P.C.I. in vacanza a Panarea, che commentavano la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto di quell'anno: "L'indomani, al bar del villaggio, a proposito della strage di Bologna, il Barbone commentò:- Hai visto le foto di Pertini che abbraccia Zangheri? Questo fa gioco al nostro partito, serve a noi, è come se il Presidente riconoscesse che siamo i soli a poter governare - .
L'interlocutore [...[]gli gridò: - Ma come puoi vedere la strage di ottanta esseri umani, sotto la luce degli interessi del partito? -.
Ma la frase del Barbone conteneva una verità: morti, guerre, stragi, terremoti, tutto doveva fin dalla nostra giovinezza essere spiegato nell'interesse del Partito."
(M.A. Maciocchi, Duemila anni di felicità, Mondadori, Milano, 1983, pag. 192).
Oggi nel resto del mondo si vedono giovani sotto bandiere con svastiche e giovani sotto bandiere con falce e martello uniti nella lotta a bruciare bandiere di Israele ed accusare chi protesta per questo che: "Protestano per uno straccio bruciato....ma non per i bambini bruciani dalle incursioni dell'esercito israeliano", loro che si augurano che la carneficina continui, come quei vecchi fascisti e comunisti che si nutrivano della morte e del dolore degli altri per poter esistere.

giovedì 8 gennaio 2009

Un abbraccio per tutto il dolore

A Gaza ed in Israele si muore e si soffre, come in altre e troppo numerose parti del mondo.
Il dolore e la morte che ci colpisce è l’ultima in ordine cronologico che ci mostra la televisione ed oggi è questa la morte ed il dolore che ci ha colpiti.
Comprensione per ogni essere umano che non volendolo è costretto dal tempo, dalla storia e dalla geografia a trovarsi in una situazione inumana e disumana, più grande di lui e che prescinde da lui.

Un ebreo buono, è un ebreo morto?

Sulla stampa di stamane si possono leggere le dichiarazioni del Cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace rilasciate al quotidiano on line ilsussidiario.net il 7.1.2009, e riprese da molti giornali. Tra l’altro vi si trova questa affermazione: “Guardiamo le condizioni di Gaza: assomiglia sempre più ad un grande campo di concentramento.”
Oggi, 2009, ci sono due contendenti sul campo: Hamas e Israele. Ieri, 2006, c’erano gli Hizballah e Israele. Ancora prima c’era Arafat e la sua organizzazione per la Liberazione della Palestina (come allora da statuto, liberazione della Palestina evidentemente da Israele),ed Israele. Ancor prima c’era il confinante Egitto con altri Paesi Arabi e Israele.
Se si prende la cartina geografica si vede immediatamente che Israele – come da elenco di conflitti sopra riportato – è una enclave nel mondo arabo.
Il Sig. Renato Raffaele Martino non esprime idee proprie poiché se ciò fosse avrebbe la stessa attenzione del Rag. Rossi che parla del tempo, in un stadio di 80.000 persone che urlano per il gol della squadra di casa. Renato Raffaele Martino - parla “in nome e per conto”, possedendo la Verità - è ascoltato perché Cardinale della Curia romana, ed in quanto tale ha la chiave datagli dalla divinità di sciogliere o legare: cioè di dare o togliere la vita eterna.
Forte di questo potere può fare diventare il piccolo Stato di Israele un continente nel quale esiste la striscia di Gaza che “assomiglia sempre più ad un grande campo di concentramento”. La definizione di “campo di concentramento” porta alla nostra memoria immediatamente i campi di concentramento nazionalsocialisti in Germania e fascisti in Italia.
Un paragone che non regge la logica e la storia.
I campi di concentramento del XX secolo erano governati dai nazifascisti. A Gaza attualmente governa il partito di Hamas. Dai campi di concentramento nazifascisti non partivano missili contro Germania o Italia. Da Gaza partono missili che vanno a colpire Israele.
Per il Cardinale R.R. Martino l’ebreo può forse essere solo o morto o aguzzino?
P.S. – Certo non bisogna identificare un ebreo con un israeliano. Ma la Santa Sede lo fa. In caso contrario come si spiega l’incessante interesse della Chiesa per un piccolo Stato con qualche milione di abitanti che non vuole sparire dalla faccia della terra?

Gli Ebrei: una enclave teologica nel mondo cristiano.

Se la Chiesa ancora nel 1964, nell’edizione domenicale dell’Osservatore Romano e per bocca del gesuita Padre Riquet, poteva descrivere così la Shoah:
“La violenza nazionalsocialista fu contro tutti. La verità, e ne fummo testimoni, è che la violenza nazionalsocialista non si scatenò in nessun momento contro i soli ebrei. Cristiani, cattolici e non cattolici, comunisti, zingari, slavi, ne furono largamente vittime. Se si ebbero sei milioni di israeliti sterminati nei campi di concentramento, il totale dei detenuti fu di venti milioni, e più della metà morì in prigionia.” (L’Osservatore della Domenica, 28 giungo 1964, pag. 27).
Oggi la Chiesa, costretta dalla storia, riconosce la specificità della Shoah e la specificità dei sei milioni di vittime ebree.
E’ interessante rilevare che dall’elenco di categorie di Padre Riquet, manca quella degli omosessuali internati ed uccisi dai nazionalsocialisti. E’ interessante rilevare pure che Padre Riquet parla di israeliti e non di ebrei, non facendo alcuna distinzione, oggi “obbligatoria” dal politicamente corretto.
La medesima revisione avuta verso la Shoah la Chiesa non può farla nei confronti degli ebrei tout court, pena la cancellazione di una parte di Sé: la Verità è una ed indivisibile come la Chiesa, quindi o è o non è.
Non può cancellare la Buona Novella come ha cancellato l’articolo dell’Osservatore della Domenica. Per esempio, nella prima lettera ai Tessalonicesi, il primo testo del Nuovo Testamento scritto da Paolo nel 51 d.C. si legge:
“Infatti voi o fratelli, siete divenuti imitatori delle Chiese di Dio, che, in Cristo Gesù, sono nella Giudea, perché anche voi avete sofferto dai vostri connazionali le medesime persecuzioni che esse hanno sofferto dai Giudei, da quelli stessi che hanno ucciso il Signore Gesù e i profeti, che hanno perseguitato anche noi, ma che non piacciono a Dio e si son fatti nemici del genere umano. Difatti, ci impediscono di parlare ai Gentili, affinché si salvino, onde colmare sempre più la misura dei loro peccati. Ma la collera di Dio su di loro è giunta al massimo.”(I Tessalonicesi, 2, 14-16)
Contro gli ebrei scriverà anche il riformatore protestante Martin Lutero nella sua opera “Degli Ebrei e delle loro menzogne”, distinguendosi così poco o nulla dai non riformati cattolici.
Gli Ebrei sono quindi una vera e propria enclave nella teologia cristiana. Se c’è da scegliere tra un “nemico del genere umano”, i Giudei, ed il “genere umano”, i Gentili, come scrive San Paolo, non c’è dubbio alcuno che la Chiesa sceglierà, teologicamente il “genere umano”.
Ed il “genere umano” per la Chiesa oggi si trova, a prescindere, nella striscia di Gaza e non in Israele.