Quello che
manca spesso è più importante di quello che c’è.
Preceduto dallo
spot di Santoro per il suo ultimo libro, ieri sera a Servizio Pubblico, Saviano
ha fatto il suo intervento in occasione della Festa della Liberazione dal
fascismo del XXV Aprile.
Salvo errore, è
riuscito a non pronunciare la parola “partigiano” che ha definito con il più
neutro “i resistenti”.
Curioso poi che
per celebrare la Festa della Liberazione dell’Italia abbia parlato del Cile.
Curioso che
parlando del Cile del golpista generale Pinochet sia riuscito a non nominare la
parola “comunista” o “comunismo” né Unidad Popular, la coalizione di centro
sinistra che appoggiava il Presidente eletto del Cile Allende, morto durate il
golpe l’11 settembre 1973.
Curioso poi
che, lui Saviano uno scrittore, sia riuscito a non nominare né onorare il comunista
e poeta premio Nobel Pablo Neruda morto improvvisamente il 23 settembre 1973, dodici
giorni dopo che Pinochet prese il potere in Cile bombardando la Casa Rosada
(proprio nei giorni scorsi si è pensato di riesumare la salma di Neruda per
vedere se sia stato avvelenato da mandanti di Pinochet).
Se Saviano
voleva a tutti i costi essere inclusivo – ma fare attenzione perché si può includere fino
all’insignificanza – poteva invece del brano preadolescenziale che ha letto nel
finale del suo intervento, scegliere tra le mille pagine del poeta cileno
Neruda. Per esempio questa:
“Quanti significati sono celati dietro un
abbraccio?
Che cos'è un abbraccio se non comunicare,
condividere e infondere qualcosa di sé ad un'altra persona?
Un abbraccio è esprimere la propria esistenza a chi
ci sta accanto, qualsiasi cosa accada, nella gioia che nel dolore.
Esistono molti tipi di abbracci, ma i più veri ed i
più profondi sono quelli che trasmettono i nostri sentimenti. A volte un
abbraccio, quando il respiro e il battito del cuore diventano
tutt'uno, fissa quell'istante magico nell'eterno.
Altre volte ancora un abbraccio, se silenzioso, fa
vibrare l'anima e rivela ciò che ancora non si sa o si ha paura di sapere. Ma
il più delle volte un abbraccio è staccare un pezzettino di sé per donarlo
all'altro affinché possa continuare il proprio cammino meno solo.”
(Pablo Neruda).
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