sabato 10 dicembre 2011

CIO’ CHE RIMANE DEL ’68: LE GUARDIE ROSSE DEL CAPITALISMO

Badanti rovesciate che piangono involontariamente a comando mentre loro stesse tolgono ai vecchi qualche tozzo di euro in nome del Mercato e del Bilancio da pareggiare.

Sacrestani a Capo del Governo che con voce sobriamente metallica suonano a porta a porta le campane e annunciano la catastrofe al di fuori della Buona Novella del Decreto Salva Italia.

Badanti, sacrestani, madonne piangenti che sacrificano la maggioranza degli italiani sull’altare del Monoteismo trinitario della Equità, Rigore, Crescita, paraventi di una unica Iniquità.

Come in una rivoluzione francese rovesciata si ghigliottinano con le tasse gli ultimi applicando il principio che gli ultimi saranno i primi a pagare le tasse e i primi saranno ultimi a pagare le tasse.

Se le giovani Guardie Rosse del proletariato nel ’68 sacrificavano tutti e tutto al Partito, oggi le vecchie Guardie Rosse del Capitalismo sacrificano - meno loro stessi e i loro omogenei e omogeneizzati - tutti e tutto al Mercato, prepotente, potente e onnipotente Leviathan che trasforma i nostri pochi giorni fasti in giorni nefasti.

Mercato che come il Leviathan mostruoso coccodrillo battendo sobriamente i propri denti inghiotte il sole per poi presentarsi lui stesso come Sole Salvatore.

Guardie rosse, Khmer rossi del Capitalismo che al sobrio grido di

W Moody’s

W Standard

W Ri Go Re

con il voto di ABC

seppelliscono le nostre vite.


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