lunedì 20 febbraio 2012

Celentano la Chiesa e la cumbia di chi cambia

Con argomenti da don Abbondio, Celentano è passato per rivoluzionario, per disturbatore della Chiesa, per coraggioso censore di preti e frati.

I preti dovrebbero nientepopodimenoche per Celentano, non occuparsi di politica e parlare esclusivamente di Paradiso, Inferno, Diavoli, Angeli etc.

Quello di Celentano è un sacerdote preconciliare, un sacerdote del Concordato tra l’Italia fascista di Mussolini e la Chiesa di Pio XI che ha sottoscritto il Concordato del 1929 impegnandosi appunto a non occuparsi di politica.

In preparazione a quel Concordato, Pio XI ha così accettato di sciogliere il Partito Popolare ed il suo fondatore don Sturzo, un prete che siccome si occupava di politica per non finire in galera è dovuto espatriare per molti anni.

Il Concordato oltre ai vantaggi normativi ed economici per la Chiesa e la Santa Sede, stabiliva l’incredibile e cioè che uno Stato sovrano straniero, nel nostro caso la Città del Vaticano, risiedesse nel cuore della capitale – Roma – di un altro Stato sovrano, quello italiano: unico caso al mondo.

Ciò ha significato immettere nella capitale d’Italia, uno Stato sovrano che ha al suo vertice un regnante Sommo Pontefice sempre maschio, eletto da un ristretto numero di maschi cardinali, eletti a loro volta dai Sommi Pontefici precedenti. Un regnante assoluto che riunisce in sé il potere legislativo, esecutivo, giudiziario e repressivo.

Una tipologia di Stato che il mondo occidentale ha da tempo consegnato alla storia e che invece Regna et Impera attivamente a Roma.

Questo per dire che la denuncia di Celentano è commovente nella sua estraneità alla realtà.

Non esiste, né mai è esistita una Chiesa che non fa politica, che non si occupi cioè di sé stessa e di ciò che serve per aumentare i propri fedeli nella missione di fare coincidere gli abitanti della terra con gli abitanti della Chiesa.

La politica della Chiesa è quella di concedere di fondare partiti quando decide e lo ritiene utile a sé. Di concedere di poter sciogliere partiti quando ugualmente lo ritiene utile. Di fare cioè tutto ed il contrario di tutto, purché serva alla propria missione. E questo non per opportunismo, bontà o cattiveria, ma solo perché è nella sua struttura, nella sua ragione di esistere che trova una sua giustificazione teologica nella lettera di Paolo, non a caso, ai Romani.

La Chiesa infatti è indifferente alle istituzioni, come è indifferente alla storia. All’indomani del Concordato, questa volta con Hitler, su L’Osservatore Romano del 27 luglio 1933 si poteva leggere che:

Non sarà infatti superfluo ricordare che la Santa Sede tratta con gli Stati in quanto tali per assicurare i diritti e la libertà della Chiesa, prescindendo da ogni considerazione o apprezzamento di altra natura.”

Ieri inserita in un progetto totalitario, quello fascista, che non ammetteva che un partito unico il Partito Fascista appunto, la Chiesa ha accettato e ringraziato la Provvidenza per avergli inviato un uomo come Mussolini.

Oggi la Chiesa in un ambiente che si dice democratico, ha accettato di avere una visione pluralista, di impegnarsi nel sociale, di impegnarsi nel fare, di essere presente nel maggior numero di partiti con i suoi fedeli politici di professione.

Ed anche Celentano nell’episodio che lo riguarda ha potuto sperimentare tutto questo.

Sì l’anatema dei Vescovi, sacerdoti e fedeli a lui sfavorevoli, ma anche – e ha ringraziato – la solidarietà di sacerdoti e fedeli a lui favorevoli.

I primi e i secondi pienamente inseriti ed al servizio della stessa Chiesa.

In questo modo la Chiesa cattolica è veramente universale in quanto può occupare ogni posizione e spazio possibile in ogni contingenza.

Celentano deve sapere che la Cumbia di chi cambia può essere cantata da lui ma anche da un sacerdote a lui contrario in contemporanea…..prescindendo.


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