lunedì 24 dicembre 2012

La dignità di Alcide De Gasperi Presidente del Consiglio italiano

Il Governatore della Regione Italia, come si è fatto  chiamare il Capo del Governo tecnico alla presentazione di un suo libro dalla sua coautrice, in questi giorni ha citato più volte De Gasperi.
Utilizzare la  dignità di uno statista come De Gasperi è  facile, ma non ci può essere alcuna vicinanza tra un Capo di un Governo tecnico o Governatore della Regione Italia (Nomen omen) cooptato ed un Presidente del Consiglio italiano come De Gasperi eletto.  
Ci sono due episodi - per lo più misconosciuti - della vita di De Gasperi che valgono essi soli a farci intravedere la dignità di quell'uomo.
Nel 1926 De Gasperi venne sequestrato dai fascisti a Vicenza e sottoposto ad un processo con relativo interrogatorio da parte del locale segretario politico fascista. Il sequestro si concluse in modo non cruento con un telegramma del deputato fascista Starace che si riprometteva di dare a De Gasperi una "abbondante dose di ceffoni". L'anno seguente ciò che non fecero i fascisti lo fece il regime fascista. Infatti De Gasperi venne arrestato insieme alla moglie Francesca in treno a Firenze. Restò in carcere tre mesi prima del processo nel quale verrà condannato per tentato espatrio a quattro anni di reclusione ed a 20.000 di multa. Nel 1928 gli venne concessa la grazia per l'intervento del vescovo di Trento ma con l'obbligo di non abbandonare Roma. Questo procurava seri problemi di sussistenza a sé, doveva vivere in una stanza d'albergo a Roma, ed alla sua famiglia che si trovava a Borgo Valsugana. Scriveva De Gasperi: "E poi, se io arrossisco al pensiero che non posso provvedere alla mia famiglia, quanto non deve pesarmi l'ammissione che nemmeno basto a me stesso?"
Il secondo episodio si è verificato quasi alla fine della sua vita, nel 1952. Episodio che coinvolge De Gasperi come fedele cattolico e  Presidente del Consiglio italiano e che coinvolge  Pio XII sia come Papa che come Capo di Stato della Città del Vaticano.
Per  De Gasperi convinto cristiano, i rapporti con i vari pontefici non furono mai facili, lui che visse per lunghi anni prima in Vaticano - per sfuggire al regime fascista - e poi a Roma, non ebbe frequentazioni con i papi. Dei suoi anni in Vaticano disse: "Vissi allora rifugiandomi nello studio dei secoli passati. Mai ebbi contatti o relazioni con la politica vaticana, né l'onore di conversare con Pio XI.
Con Pio XII non ebbe maggior fortuna. Nel giugno del 1952 in occasione del suo trentesimo anniversario di matrimonio e dei voti perpetui della figlia suor Lucia, De Gasperi e sua moglie chiesero attraverso l'ambasciata italiana in Vaticano, un'udienza pontificia. La risposta che dovette portare a De Gasperi dal Vaticano l'ambasciatore italiano Mameli fu negativa. Così rispose per iscritto De Gasperi:
"Come cristiano accetto l'umiliazione benché non sappia come giustificarla; come presidente del Consiglio italiano e ministro degli Esteri, la dignità e l'autorità che rappresento e della quale non mi posso spogliare anche nei rapporti privati, m'impone di esprimere lo stupore per un rifiuto così eccezionale e di riservarmi di provocare dalla Segreteria di Stato un chiarimento."
Questo è l'ordine di grandezza del Presidente del Consiglio italiano De Gasperi: la dignità e l'autorità...appunto. 
(Le notizie ed i brani degli scritti di De Gasperi sono tratti dal libro della figlia Maria Romana C. De Gasperi, De Gasperi uomo solo, Mondadori, Verona, 1965, pag.127, 318, 335).  


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