lunedì 14 luglio 2008

2 – Contro l’intendere e volere: un esempio

Oggi 14 luglio 2008 si può leggere sul quotidiano Il Foglio questo appello:
“Nessuno muoia di sete per necrofila secolarista
Acqua per Eluana Englaro
Da oggi sul sagrato del Duomo di Milano è decente ed è umano che vengano deposte bottiglie d’acqua. Non c’è da discutere, c’è solo da protestare la compassione”.
Con queste parole si tratta della vita e della morte di Eluana Englaro, la ragazza che sedici anni fa a seguito di un incidente è entrata in coma e lo è tutt’ora.
Il padre dopo sedici anni durante i quali si è battuto affinché la figlia non fosse più tenuta in vita in quelle condizioni è riuscito a farsi riconoscere dal Tribunale di Milano, il diritto del suo intendere e volere, che rispecchia quello che lui crede sia anche l’intendere e il volere di sua figlia che in questo momento non è in grado di intendere e di volere.
In questa privatissima e dolorosissima decisione, in questo spazio inviolabile da chiunque non sia il signor Englaro si sono inserite persone ed Enti di cui sopra.
Spazio che è stato violato, da persone nella fattispecie il direttore del quotidiano Il Foglio che ha dato di fatto del “necrofilo secolarista” al padre della povera Eluana.
Spazio che è stato violato da uno Stato come la Città del Vaticano che nella persona di monsignor Rino Fisichella presidente della Pontificia Accademia per la Vita ha reagito: “con “profondo stupore” e con “tristezza” alla notizia e si chiede “come sia possibile che il giudice si sostituisca in una decisione come questa alla persona coinvolta” ”. Ma poi aggiunge che se anche la persona coinvolta avesse preso una decisione analoga a quella del giudice: “Le intenzioni – conclude – si modificano nel corso del tempo e della vita, e c’è sempre la possibilità di un ripensamento” (Corriere della Sera 10.7.2008 pag. 2,3).
La conclusione è molto semplice: il giudice non può decidere per l’interessata, ma monsignor Fisichella sì.
Si invoca poi la possibilità di ripensamento. L’invocazione al ripensamento viene da un monsignore che battezza neonati di qualche giorno o mese, nella stessa condizione di coscienza della povera Eluana Englaro. Neonati il cui battesimo è deciso appunto da altri che non sono loro.
Monsignore che è poi un sacerdote “per sempre”, anche nel caso di ripensamenti, così come è vescovo “per sempre”.
La missione di monsignor Fisichella desta ammirazione per la mole di lavoro che deve svolgere quale vescovo cattolico che ha il mondo quale campo d’azione, per controllare giornalmente le migliaia e migliaia di sentenze che i molti tribunali dei molti stati del mondo emettono.
Estrarre da questa lettura, quelle che possono interessare la Pontificia Accademia per la Vita.
Controllare inoltre anche tutte le leggi che possono come le sentenze sostituirsi “alla persona coinvolta”.
Complimenti a monsignor Fisichella: un lavoro miracoloso.
Viene però il dubbio non avendo mai letto “stupore e preoccupazione” di monsignor Fisichella per leggi o sentenze a lui non gradite emesse per esempio in Nuova Zelanda, in Papuasia, in Groenlandia ma anche in Albania od in Grecia, che la sua attenzione si rivolga quasi esclusiavmente verso l’Italia.


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