venerdì 10 ottobre 2008

5 – Riforma Gelmini: dividere i maestri in “buoni e cattivi”

Dopo avere diviso gli insegnanti dal resto dei cittadini, si prosegue dividendo gli insegnanti in buoni e cattivi.
Certo ci possono essere insegnati più o meno bravi e motivati, ma è certo che tutti per diventare insegnanti hanno dovuto seguire un iter ben preciso.
Per poter insegnare alle elementari – oggi scuola primaria - bisogna essere laureati. Fare concorsi, fare anni di supplenze, corsi di aggiornamento per acquisire punteggio. Nelle graduatorie dalle quali si attingono gli insegnanti occorrenti accedono solo quelli che hanno tutti i titoli legali per poter svolgere quella professione.
Non si passa davanti ad una scuola e vi si entra e ci si mette ad insegnare.
Ma anche qui c’è una eccezione: il solito insegnante della religione cattolica che può accedere alla scuola perché indicato idoneo da un privato cittadino italiano che nella gerarchia della propria religione è chiamato vescovo.
Quando poi si diventava docenti in una scuola organizzata come quella di prima della Riforma Gelmini, gli insegnanti delle varie materie si confrontavano gli uni con gli altri, si davano consigli, dovevano rendere conto del loro operato ai loro colleghi.
Ma anche qui c’era una eccezione: il solito insegnante della religione cattolica che non doveva né deve rendere conto a nessuno della sua didattica né dei contenuti del suo insegnamento tranne che a quel privato cittadino che è il vescovo che l’ha nominato insegnante di religione.
Ci saranno quindi certo maestri meno bravi di altri, ma questo è fino ad un certo punto fisiologico: tutto ciò che è umano non è assoluto si tratta solo di fare diminuire la percentuale di maestri “cattivi”.
Ma anche qui c’è l’eccezione: il maestro della religione cattolica, ha a che fare con il divino, e quindi per definizione è certamente “buono”.


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