venerdì 26 aprile 2013

SAVIANO, LA RESISTENZA I PARTIGIANI E PABLO NERUDA.


Quello che manca spesso è più importante di quello che c’è.
Preceduto dallo spot di Santoro per il suo ultimo libro, ieri sera a Servizio Pubblico, Saviano ha fatto il suo intervento in occasione della Festa della Liberazione dal fascismo del  XXV Aprile.
Salvo errore, è riuscito a non pronunciare la parola “partigiano” che ha definito con il più neutro “i resistenti”.
Curioso poi che per celebrare la Festa della Liberazione dell’Italia abbia parlato del Cile.
Curioso che parlando del Cile del golpista generale Pinochet sia riuscito a non nominare la parola “comunista” o “comunismo” né Unidad Popular, la coalizione di centro sinistra che appoggiava il Presidente eletto del Cile Allende, morto durate il golpe l’11 settembre 1973.
Curioso poi che, lui Saviano uno scrittore, sia riuscito a non nominare né onorare il comunista e poeta premio Nobel Pablo Neruda morto improvvisamente il 23 settembre 1973, dodici giorni dopo che Pinochet prese il potere in Cile bombardando la Casa Rosada (proprio nei giorni scorsi si è pensato di riesumare la salma di Neruda per vedere se sia stato avvelenato da mandanti di Pinochet).
Se Saviano voleva a tutti i costi essere inclusivo – ma fare attenzione perché si può includere fino all’insignificanza – poteva invece del brano preadolescenziale che ha letto nel finale del suo intervento, scegliere tra le mille pagine del poeta cileno Neruda. Per esempio questa:
“Quanti significati sono celati dietro un abbraccio?
Che cos'è un abbraccio se non comunicare, condividere e infondere qualcosa di sé ad un'altra persona?
Un abbraccio è esprimere la propria esistenza a chi ci sta accanto, qualsiasi cosa accada, nella gioia che nel dolore.
Esistono molti tipi di abbracci, ma i più veri ed i più profondi sono quelli che trasmettono i nostri sentimenti. A volte un abbraccio, quando il respiro e il battito del cuore diventano tutt'uno, fissa quell'istante magico nell'eterno. 
Altre volte ancora un abbraccio, se silenzioso, fa vibrare l'anima e rivela ciò che ancora non si sa o si ha paura di sapere. Ma il più delle volte un abbraccio è staccare un pezzettino di sé per donarlo all'altro affinché possa continuare il proprio cammino meno solo.”
(Pablo Neruda).


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