Il
quotidiano “Avvenire” del 23.8.2013 ha ricordato meritoriamente i 90 anni
trascorsi dall’assasinio ad Argenta di don Minzoni da parte di un gruppo di
fascisti. Ha scritto “Avvenire”:
“Don Minzoni,
vicino alle posizioni del Partito Popolare di don Luigi Sturzo, sentiva come
suo dovere specifico di prete difendere i suoi giovani da un’ideologia
totalizzante, illiberale, che idolatrava la violenza e proponeva il culto della
personalità del capo. Nel suo diario, pubblicato da don Lorenzo Bedeschi,
parlava chiaramente della necessità di «passare il Rubicone» contro «la vita
stupida e servile che si vuole imporre» […]Don Minzoni lo aveva messo in conto:
«Attendo la bufera – aveva scritto nel suo diario –, la persecuzione, forse la
morte per il trionfo della Corona di Cristo. La religione non ammette
servilismi, ma il martirio».”.
È
tutto esatto ma non è poi scritto come è andata a finire questa storia. Dopo la
morte di don Minzoni, tra il 1923 e il 1929 furono sciolti per opera di Mussolini
fondatore e capo del fascismo, tutti i partiti politici compreso il Partito Popolare di
don Sturzo che per non essere arrestato si rifugiò all’estero da dove rientrò
solo dopo la sconfitta di Mussolini.
Non
è scritto neppure che nel 1929 Pio XI sottoscrisse con Mussolini, capo del
fascismo e punto di riferimento degli assassini di don Minzoni, i Patti
Lateranensi nei quali in “Nome della Santissima Trinità”, si stabiliva all’art. 20
che:
“I
vescovi prima di prendere possesso della loro diocesi, prestano nelle mani del
Capo dello Stato un giuramento di fedeltà al Re secondo la formula seguente:
«Davanti
a Dio e sui Santi Vangeli io giuro e prometto, siccome si conviene ad un
vescovo, fedeltà allo Stato italiano. Io giuro e prometto di rispettare e far
rispettare dal mio clero il Re ed il Governo, stabilito secondo le leggi
costituzionali dello Stato. Io giuro e prometto inoltre che non parteciperò ad
alcun accordo, né assisterò ad alcun Consiglio, che possa recar danno allo
Stato italiano ed all’ordine pubblco e che non permetterò al mio clero simili
partecipazioni. Preoccupandomi del bene e dell’interesse dello Stato italiano,
cercherò di evitare ogni danno che possa minacciarlo». (Il Concordato per i
rapporti fra Chiesa e Stato, 11 febbraio 1929, art. 20).
(Nota che il
Re allora era quello che aveva insediato Mussolini nel 1922 ed il Governo era
quello fascista dello stesso Mussolini la cui firma infatti è posta sotto i Patti
Lateranensi).
Don
Minzoni era stato appunto ucciso perché minacciava lo Stato italiano che stava
diventando totalmente fascista ed era contro
«la vita stupida e servile che si vuole imporre».
Ringraziamo
ancora oggi don Minzoni che pur facendo una battaglia in solitudine, ci ha
testimoniato nel 1923 che anche allora si poteva fare diversamente da come poi
si è fatto.
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