lunedì 26 agosto 2013

23 agosto 1923 DON GIOVANNI MINZONI UCCISO DAI FASCISTI

 

Il quotidiano “Avvenire” del 23.8.2013 ha ricordato meritoriamente i 90 anni trascorsi dall’assasinio ad Argenta di don Minzoni da parte di un gruppo di fascisti. Ha scritto “Avvenire”:

Don Minzoni, vicino alle posizioni del Partito Popolare di don Luigi Sturzo, sentiva come suo dovere specifico di prete difendere i suoi giovani da un’ideologia totalizzante, illiberale, che idolatrava la violenza e proponeva il culto della personalità del capo. Nel suo diario, pubblicato da don Lorenzo Bedeschi, parlava chiaramente della necessità di «passare il Rubicone» contro «la vita stupida e servile che si vuole imporre» […]Don Minzoni lo aveva messo in conto: «Attendo la bufera – aveva scritto nel suo diario –, la persecuzione, forse la morte per il trionfo della Corona di Cristo. La religione non ammette servilismi, ma il martirio».”.
È tutto esatto ma non è poi scritto come è andata a finire questa storia. Dopo la morte di don Minzoni, tra il 1923 e il 1929 furono sciolti per opera di Mussolini fondatore e capo del fascismo, tutti i partiti politici compreso il Partito Popolare di don Sturzo che per non essere arrestato si rifugiò all’estero da dove rientrò solo dopo la sconfitta di Mussolini.
Non è scritto neppure che nel 1929 Pio XI sottoscrisse con Mussolini, capo del fascismo e punto di riferimento degli assassini di don Minzoni, i Patti Lateranensi nei quali in “Nome della Santissima Trinità”, si stabiliva all’art. 20 che:
“I vescovi prima di prendere possesso della loro diocesi, prestano nelle mani del Capo dello Stato un giuramento di fedeltà al Re secondo la formula seguente:
«Davanti a Dio e sui Santi Vangeli io giuro e prometto, siccome si conviene ad un vescovo, fedeltà allo Stato italiano. Io giuro e prometto di rispettare e far rispettare dal mio clero il Re ed il Governo, stabilito secondo le leggi costituzionali dello Stato. Io giuro e prometto inoltre che non parteciperò ad alcun accordo, né assisterò ad alcun Consiglio, che possa recar danno allo Stato italiano ed all’ordine pubblco e che non permetterò al mio clero simili partecipazioni. Preoccupandomi del bene e dell’interesse dello Stato italiano, cercherò di evitare ogni danno che possa minacciarlo». (Il Concordato per i rapporti fra Chiesa e Stato, 11 febbraio 1929, art. 20).
(Nota che il Re allora era quello che aveva insediato Mussolini nel 1922 ed il Governo era quello fascista dello stesso Mussolini la cui firma infatti è posta sotto i Patti Lateranensi).
Don Minzoni era stato appunto ucciso perché minacciava lo Stato italiano che stava diventando totalmente fascista ed era contro  
«la vita stupida e servile che si vuole imporre».
Ringraziamo ancora oggi don Minzoni che pur facendo una battaglia in solitudine, ci ha testimoniato nel 1923 che anche allora si poteva fare diversamente da come poi si è fatto.


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