Vediamo
in on line come si sta comportando Silvio Berlusconi dopo essere stato
condannato definitivamente per avere commesso reati gravissimi specie per un ex
Capo del Governo ed attuale leader di un partito che è al Governo del Paese.
Lungi
dall’affrontare le conseguenze dei comportamenti delittuosi che lui in prima
persona ha praticato secondo la sentenza irrevocabile della Corte di
Cassazione, manda avanti quelli che lui ha sempre considerato come propri
dipendenti: cioè i suoi parlamentari, che sono pur sempre stati eletti sia pure
con una legge “porcellum”, dagli elettori e non da lui.
Convoca
i suoi capi gruppo in una delle sue tante ville e detta il loro comportamento:
o la grazia per sè del Presidente della Repubblica o tutti i parlamentari,
nessuno escluso, rassegneranno le dimissioni e non ci sarà così più né
parlamento, né governo.
Qualcuno
gli dica che chiedere la grazia equivale ad ammettere le proprie colpe, ad
ammettere che non c’è nessun accanimento giudiziario: il contrario di quello che lui dice continuamente. Non si chiede infatti la grazia
per qualcosa che non si è commesso, piuttosto se si tiene ad affermare la
propria innocenza se ne sconta la pena.
Ma
come ogni condottiero “che ne sa”, anche il Capo del PdL, conduce gli altri
alla guerra. Sta dietro e non davanti alle proprie truppe. Sospinge in avanti
financo i propri figli pur di sfuggire alle conseguenze di comportamenti
delittuosi che lui in prima persona ha praticato: “L'ex premier pensa a
Marina come erede. Con lei resterebbe nel simbolo la scritta "Berlusconi
presidente". Il suo unico cruccio: finirebbe nel mirino dei pm di Milano”, si legge alle ore 8,23 di stamane 3 agosto sul quotidiano di famiglia
“Il Giornale” nel formato www.il giornale.it.
Colpisce
il fatto che nessuno dei parlamentari eletti nelle liste del PdL ha espresso
sia un pur minimo dissenso sulla linea dettata dal loro Capo. Tutti dipendenti
dal Capo.
Ripensandoci
gli unici che si sono resi indipendenti da Berlusconi in questi ultimi anni
sono stati politici della qualità di Casini e Fini che appartengono al mondo
politico del “prima di Berlusconi”.
Questo
dà la dimensione della nano statura dei politici nati e operanti nel mondo del
“dopo Berlusconi”. Politici dipendenti totalmente da lui, che fanno apparire
come giganti, travet della politica
come Casini e Fini.
I
dipendenti sono stati e sono molto di moda nella politica italiana.
Ieri:
chi non seguiva i dettami “del Migliore”
Togliatti nel PCI veniva espulso e definito “pidocchio” in una criniera
di cavallo (il cavallo di razza era il PCI).
Oggi: oltre che nel PdL, anche nel M5S, il suo leader Beppe Grillo, considera “dipendenti” i propri
parlamentari, ed anzi vorrebbe per renderli ancora più dipendenti cambiare un
articolo della Costituzione.
Scriveva il
depositario del simbolo "Movimento 5Stelle" il 3 marzo
scorso:
"L'articolo 67 della
Costituzione recita: 'Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed
esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato'. Questo consente la libertà
più assoluta ai parlamentari che non sono vincolati né verso il partito in cui
si sono candidati, né verso il programma elettorale, né verso gli elettori.
Insomma, l'eletto può fare, usando un eufemismo, il cazzo che gli pare senza
rispondere a nessuno''.
Il comportamento che hanno oggi i
parlamentari del PdL, cioè quello di eseguire ciò che decide Silvio Berlusconi depositario
del simbolo del Popolo delle Libertà, è quello che Grillo si auspica possa
essere fissato per legge: rendere totalmente dipendenti dal proprietario del simbolo politico, che può anche non essere in Parlamento, i propri parlamentari.
Sono
i comportamenti prima dei programmi che fanno distinguere gli uni dagli altri.
Nella
teorizzazione e nella prassi del “vincolo del mandato” – condannato dalla
Costituzione - il Movimento 5 Stelle ora all’opposizione e il Popolo delle
Libertà ora al Governo (nessuno dei due si definisce partito) sono
indistinguibili.
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