lunedì 2 giugno 2008

(4) – La festa del 2 Giugno 1946

Nata la Repubblica Italiana antifascista, con l’aiuto degli eserciti Alleati e dei Resistenti italiani, la data del 2 giugno è diventata festa nazionale.
Ma negli anni ’70 del XX secolo prende forma non più un Concordato fra Stato e Chiesa ma un “Compromesso” che si autodefinisce “storico”, tra la Democrazia Cristiana ed il Partito Comunista Italiano.
Come nel 1929 una visione totalitaria del mondo, questa volta comunista – quella volta era stata fascista – affascina la componente cattolica e come prima cosa riordina il calendario, ridefinisce il tempo.
Come nel 1929 con il “Concordato” si era iniziato a cancellare la memoria della festa del XX settembre in ricordo della breccia di Porta Pia e del compimento dell’unità d’Italia, così nel 1977 con il “Compromesso” viene abolita dal calendario la festa del 2 giungo.
E’ nell’Italia dominata dal compromesso tra cattolici e comunisti che, cosa unica al mondo, in una Repubblica non si festeggia più la data della sua nascita che diventa mobile e viene spostata alla prima domenica di giugno.
Le difficoltà, per l’Italia, ad avere una festa nazionale, un proprio “14 luglio” sentito da tutti, erano così riconfermate dalla cultura vincente della sua classe dirigente: nel ventennio cattolica e fascista; nell’Italia repubblicana cattolica e comunista.
La festa della Repubblica è stata ripristinata dal Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi il 2 giugno 2001, un Presidente significativamente al di fuori della cultura fascista e comunista e quindi anche senza concordati o compromessi da sottoscrivere.
Un presidente che durante la Seconda guerra mondiale era stato sottotenente dell’esercito e poi era passato in Abruzzo tra i partigiani e che disse nel giorno del suo 80 compleanno: “L'Italia che sognavo allora, libera, né fascista né comunista, alla fine siamo riusciti a costruirla” ( in “Corriere della Sera”, sabato 9 dicembre 2000, articolo "E' l'Italia che sognavo da ragazzo. Né fascista né comunista, libera" di Marzio Breda, pag. 13).
Un Presidente nella cui storia culturale e politica ha avuto posto anche l’appartenenza a quell’area che non si rifaceva né alla D.C. né al P.C.I., ma al Partito d’Azione e a Giustizia e Libertà.
Il Presidente Ciampi ha cercato fin dal primo giorno del suo mandato, di restituire alle parole “patria”, “inno nazionale”, “Italia” quel significato pre-partitico che avevano perso, che le rendesse praticabili a tutti, senza che nessuno se ne appropriasse come aveva fatto la cultura fascista, o le respingesse come aveva fatto la cultura cattolica e quella comunista.
Difficile dire se Ciampi ce l’ha fatta.


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