venerdì 10 ottobre 2008

1 – Riforma Gelmini: la scuola elementare

Nella prima parte della riforma che riguarda le elementari, che entrerà a pieno regime dall’anno scolastico 2009-2010 i punti qualificanti annunciati dal Ministro Gelmini sono:
- grembiule per i bambini;
- voto in condotta;
- abolizione dell’insegnante di matematica;
- abolizione dell’insegnante di italiano;
- abolizione dell’insegnate di inglese;
- mantenimento dell’insegnante di religione;
- introduzione di un insegnante unico per tutte le materie esclusa religione cattolica.
Ad una scuola elementare che era riuscita, nonostante le ripetute e continue riforme ad avere fin dai sei anni un insegnate di materie letterarie, uno di materie scientifiche, ed uno di inglese, viene tolto tutto questo.
In una società quale è la nostra in cui il bene primario dovrebbe essere il miglioramento delle possibilità di conoscenza dei bambini e dei giovani si smantella tutto ciò che andava in quella direzione.
Si utilizzano slogan “rivoluzionari” come il “Non si deve difendere l’esistente”, o “Il 97 per cento delle risorse per la scuola è impiegato per gli stipendi degli insegnanti” etc.
L’Italia è stata spesso piena di rivoluzionari che governavano: l’ultimo più famoso è stato Mussolini che ha rivoluzionato così tanto l’Italia da azzerarla con una guerra mondiale.
“Non si deve difendere l’esistente”: con questo accattivante slogan il Ministro Gelmini vuole cambiare l’esistente, questo è indubbio, ma non per andare avanti, ma per tornare indietro.
Quando il Ministro parla di grembiuli è per tornare indietro a quando le nostre nonne e nonni allora bambini andavano a scuola con il grembiule ed il fiocco blu o rosa.
Quando il Ministro parla di voto in condotta è per tornare indietro, quando i bambini erano più ubbidienti, così si dice, proprio perché avevano lo spauracchio del voto in condotta.
Evocare il buon tempo antico significa manipolare la nostalgia del tempo passato, che è comunque “sempre migliore del presente”.
Sollecitare la bontà del buon tempo andato è fare – se ne sia coscienti o no - una vera a propria operazione magica e, contro la magia, non si può nulla.
La storia di quei grembiuli e di quei voti in condotta ci racconta però che l’età felice dell’oro non è mai esistita.
Quando i bambini andavano a scuola con il grembiulino, attorno a quel grembiulino c’era una società contadina dura, gerarchica, nella quale il bambino era una risorsa, una proprietà dei genitori da utilizzare nei lavori agricoli, fin dalla tenera età.
Quando c’era il voto in condotta e la condotta non corrispondeva alle direttive del “conducente”, il bambino veniva tolto dalla classe e messo in un’altra classe che si chiamava “differenziale”, si diventava un alunno di serie B.
E questo lo decideva la buona, serafica, materna Maestra Unica: la continuazione della mamma nella scuola.
Questo era il mondo del Maestro Unico per la stragrande maggioranza dei bambini di quel tempo, il mondo dei grembiulini e del voto in condotta.


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