giovedì 16 ottobre 2008

Meno Stato più mercato: l’economia delle cocottes

L'attuale Capo del Governo ed il suo Ministro delle Finanze avevano uno slogan sopra tutti gli altri ed era: “Meno Stato e più mercato”.
Oggi il Capo del Governo ha detto che l’aiuto di Stato alle imprese è un imperativo categorico.
L’economia quando va bene si privatizza e quando privatizzata ha perseguito il profitto della preda, può essere riconsegnata al pubblico, allo Stato, a noi tutti.
E’ un vero e proprio comunismo capitalista: i profitti si privatizzano e le perdite si mettono in comune.
L’economia degli Stati Uniti, il faro a cui il nostro Capo del Governo guarda, ha statalizzato più banche di quello che aveva fatto l’Italia nei decenni del centrosinistra e del compromesso storico.
In fondo al tunnel di questo capitalismo, ci sono i portafogli dei cittadini che si aprono per versare il loro obolo in favore di banche, industrie automobilistiche, assicurazioni. Tutti enti che invece di creare ricchezza hanno creato povertà, ma non la loro povertà, ma la nostra, quella di tutti noi. Così i nostri denari versati allo Stato attraverso le varie tasse, invece di andare a mantenere e possibilmente migliorare scuole, ospedali, strade, ricerca, etc. vanno nelle tasche di quei banchieri, assicuratori, industriali che "sono falliti".
E’ una situazione che Max Weber nella sua opera “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo” ha così decritto:
“L’avidità di lucro, la ricerca del guadagno, del denaro, di un gudagno pecuniario quanto più alto possibile, in sé e per sé non ha nulla a che fare con il capitalismo…Questa tendenza si è trovata e si trova nei camerieri, medici, cocchieri, artisti, cocottes, funzionari corruttibili, soldati, banditi, crociati, in coloro che frequentano le bische”. (ediz. Rizzoli, Milano, 1994, pag. 37)


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