La
figura di Francesco è stata largamente utilizzata in Italia. Per restare al
solo XX secolo, quasi tutti quelli che si sono succeduti al governo del nostro
Paese, si sono impadroniti di Francesco d’Assisi. Si sono paragonati a
Francesco d’Assisi, incredibilmente anche personaggi come Mussolini. Per esempio
la credibilità di un Concordato con un interlocutore come Mussolini, era stata
resa possibile per la Chiesa, anche con il concorso di sacerdoti come Paolo
Ardali che in occasione dei settecento anni dalla morte di San Francesco d’Assisi
aveva pubblicato il volume “San Francesco e Mussolini” nel quale trovava delle
assonanze tra i due. Descriveva un Mussolini animalista che:
“Fanciullo ancora aveva un singolare amore agli
uccelli. Ne fa testimonianza egli stesso in un suo Diario intimo […] E quando
partì dal suo paese per andare in Collegio, il suo grande dispiacere, che
profondamente lo addolorava, fu di abbandonare un lucarino che teneva in gabbia
sotto la sua finestra. Chi non ripensa leggendo questa pagina autobiografica al
mirabile capitolo XV dei Fioretti – La predica agli uccelli – rivivendo la
bellezza di quella scena, in cui sembra che il cielo sia veramente l’orizzonte
di un paradiso divino? E pensando alle visite di Mussolini alla sua leonessa
Italia, buona e mansueta con lui, mi torna alla mente……”.
Ed ancora: “Mussolini ama anche la musica ed è noto
che sa suonare il violino. Gli è
affezionato. Mi raccontano che una volta un suo amico ebbe la malaugurata idea
dio picchiare alla sua porta mentre era intento ad ascoltare se stesso. […]
Anche S. Francesco era amantissimo della musica…”. (Sacerdote Paolo Ardali, San
Francesco e Mussolini, Mantova, Ed. Paladino, collana Mussoliniana, Biblioteca
di propaganda fascista, 1926, pag. 49-52).
Credibilità che era stata possibile
anche con il concorso di intellettuali fascisti che, per esempio, tenevano conferenze dal titolo “L’idea
francescana nella vita bolognese di ieri, nella fede fascista di oggi”, con
questi contenuti:
“Che
il Podestà di Assisi compia la celebrazione di San Francesco qui, nella vostra
Bologna, che come nessun altro paese, forse, così intensamente partecipò al
sorgere e all’affermarsi dell’idea del Poverello di Cristo, è atto di grande
cortesia per il quale vi esprimo tutta la nostra riconoscenza.
Che
poi lo spirito del più italiano dei Santi venga rievocato in questa magnifica
Casa del Fascio, che tutti ormai
in Italia siamo abituati a
considerare come il tempio per eccellenza, il sacrario in cui arde la
fiamma viva e perenne dell’idea nuova, è un altro fatto, improntato a comprensione
degli eventi storici, che
riafferma la grande affinità spirituale tra questi che solo apparentemente
possono sembrare dei termini antitetici, tra Francescanesimo e Fascismo. […]
Nelle opere di restauro dei vecchi monumenti francescani e nelle nuove costruzioni
con cui, aiutati e sorretti dal Governo nazionale, volemmo trasmettere ai
nostri nipoti il ricordo della nostra devozione, noi abbiamo scolpito il segno
della nostra fede, il Fascio con le verghe e la scure dei severi littori
accanto a quell’altro simbolo, il simbolo francescano, la mano trafitta del
Santo accanto alla mano trafitta di Cristo […] il Governo fascista, primo fra
tutti i Governi che si succedettero nella vita della Nazione, ha reso così alto
omaggio a Francesco di Assisi. […] Il Fascismo accoglie così in sé la luce più
alta del Francescanesimo.[…]
Per
queste ragioni che fanno di Francesco di Assisi il simbolo dell’Italia nuova,
noi proponemmo, alla vigilia del centenario, in un memorabile colloquio col
Duce nostro, con Benito Mussolini, che il giorno sacro alla morte di San
Francesco fosse dichiarato – e lo fu per volere del Presidente che volle lui
stesso fare la relazione al consiglio dei ministri – festa nazionale.[…]
Ma
nell’ultimo giorno del centenario, il 4 ottobre di quest’anno, al chiudersi
della grande celebrazione, nella casa di preghiera più bella che vanti la terra, di fronte alla pietra
rude in cui le ossa del Santo bruciano dell’antico ardore, noi accenderemo la
lampada che tutti i fascisti italiani hanno voluto donare a quella tomba,
affinché vi arda perennemente, nei secoli.
Quella
lampada ricorderà la fede e l’anima che i fascisti hanno dato alla rievocazione
del grande Santo; e ricorderà anche la fiamma ideale che arde e arderà nei
secoli, contro ogni ombra di scetticismo e ogni debolezza, nel cuore dei nuovi
cavalieri d’Italia.” (Arnaldo
Fortini, L’idea francescana nella
vita bolognese di ieri, nella fede fascista di oggi, 9 luglio 1927, Questioni storiche e
attuali, Università Fascista,
Bologna vol. II).
Dunque
un Duce suscitato. Come ricorda
perenne l’Ecclesiastico: “In mano del
Signore è il governo della terra, ed a tempo opportuno suscita l’uomo adatto”(Ecclesiastico
10, 4).
Dunque la festa nazionale
del 4 ottobre è stata voluta da
Mussolini: cerimonia voluta dal fascismo che è celebrata ancora oggi.
Le lampade votive “fiamme
ideali” che venivano accese dai fascisti, vengono oggi accese dai sindaci
d’Italia a turno. Davanti a quella lampada inaugurata dai fascisti il 4 ottobre
1926, in primis dai fascisti di
Bologna, un 4 ottobre, questa volta del
1984, sarà il turno del comunista Renzo Imbeni, professore universitario
e sindaco di Bologna.
Il giorno seguente, 5
ottobre 1984, “l’Unità” Organo del
Partito Comunista Italiano, pubblicava una foto dell’avvenimento con questa
didascalia: “Nella foto: Imbeni mentre accende la lampada sull’altare dove
siede Monsignor Biffi.”
La lettera ai Romani di San
Paolo, ha consentito alla Chiesa di fare passare davanti a quell’altare tutti:
fascisti, cristiani, comunisti, fino ad arrivare al terzo millennio all’inizio
del quale, nella così chiamata “seconda repubblica”, è stata significativa la
celebrazione della ricorrenza del 4 ottobre 2008.
In quella occasione
all’appuntamento alla basilica di Assisi si sono trovati tra frati, vescovi,
autorità di ogni ordine e grado, il sindaco di Venezia Massimo Cacciari, il governatore della Regione Veneto Giancarlo
Galan, ed in rappresentanza del Governo Berlusconi, il Ministro del Lavoro
della Salute e delle Politiche
sociali Maurizio Sacconi che concluse il suo intervento con queste
considerazioni:
“Non dobbiamo temere le
tenebre, ma dobbiamo illuminare la vita delle nostre famiglie e delle nostre
comunità con gesti concreti di attenzione solidale.
In un tessuto sociale
diviso e lacerato, la proposta di Francesco cominciò dal radicale rinnovamento
di se stesso e si sviluppò in un messaggio positivo ed altamente significativo,
quello di costruire attraverso la carità e la solidarietà una struttura sociale
la quale ha letteralmente dato un volto ed un’anima al nostro Paese, per questo
la storia e noi lo chiamiamo l’uomo nuovo, o come felicemente qualcuno sottolineò
il più italiano dei santi.” (dalla registrazione della cerimonia effettuata da
chi scrive su DVD in data 4.10.2008 da RAIUNO).
Quel “qualcuno” che
qualificò Francesco come il più italiano dei santi, come abbiamo visto era
stato nel 1927 il fascista Arnaldo
Fortini che alla Casa del Fascio di Bologna, aveva dissertato sul tema: L’idea francescana nella vita bolognese di
ieri, nella fede fascista di oggi.
Era stata poi la volta del
governo dei tecnici, con il Capo del Governo nominato Senatore a vita dal
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, pochi giorni prima di ricevere
l’incarico a governare. Quindi un Capo del Governo che è sì in Parlamento, ma
vi era entrato nominato e non eletto.
Un
Governo in cui anche i ministri non erano stati eletti da nessuno e non
sedevano in Parlamento.
Un
Governo tecnico extraparlamentare in una Repubblica democratico/parlamentare è
una circostanza piuttosto singolare.
Dunque
un Capo del Governo suscitato. Come
ricorda perenne l’Ecclesiastico: “In mano
del Signore è il governo della terra, ed a tempo opportuno suscita l’uomo
adatto”(Ecclesiastico 10, 4).
Ed
è anche a questo nuovo ed inedito tipo di governo che viene affiancata ancora
una volta la figura di San Francesco.
Ne
crea l’occasione una indagine realizzata
per il sito www.sanfrancescopatronoditalia.it
dalla Sala Stampa del Sacro Convento di
Assisi che pubblica una fotografia del Capo del Governo tecnico affiancata all’immagine
di San Francesco d’Assisi. Vi era poi riportato l’esito dell’indagine che dava
conto di quali erano i santi a cui si affidavano i ministri del Governo dei
tecnici.
L’esito di quella indagine è poi stato ripreso anche
dal quotidiano dei Vescovi italiani Avvenire,
che il 3 aprile 2012 all’interno dell’articolo - I "protettori" del governo Monti: 4
ministri devoti a S. Francesco – scriveva:
“A quale santo si affidano nei momenti più
significativi ed importanti della vita i ministri del Governo Italiano? Questa
la domanda posta ai rappresentati del Governo in una indagine realizzata per il
sito www.sanfrancescopatronoditalia.it
dalla sala stampa del Sacro Convento di Assisi.
Sono emerse alcune risposte interessanti come quella
del presidente del Consiglio, Mario
Monti, che si affida a san Francesco perché: “ha scritto il Cantico
delle Creature, che è un poetico inno alla vita”, così come il ministro per la
Cooperazione Internazionale e l’Integrazione Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant'Egidio,
ricordando “lo spirito di Assisi” non poteva non affidarsi al patrono della
nazione. Risposta “scontata” del ministro dell'Istruzione, Università e
Ricerca Francesco Profumo, che
si affida al santo di cui porta il nome. Al santo d’Assisi si rivolgono anche
il ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Mario Catania e il ministro
dell'Ambiente Corrado Clini.
Sono quindi 5 i membri dell’attuale Governo che scelgono san Francesco, segno
che il suo messaggio è più che mai attuale e di grande spessore spirituale ed
esistenziale.” (“Avvenire” 3
aprile 2012, come da sito http://www.avvenire.it/Chiesa/Pagine/i-santi-protettori-del-governo.aspx,
ore 18,00).
Ed
infine da buoni ultimi è la volta di Grillo e Casaleggio che ci informano il 16
marzo 2013 che:
“Il
M5S è nato, per scelta, il giorno di San Francesco, il 4 ottobre 2009. Era il
santo adatto per un MoVimento senza contributi pubblici, senza sedi, senza
tesorieri, senza dirigenti.
Un
santo ambientalista e animalista. La politica senza soldi è sublime, così come
potrebbe diventare una Chiesa senza soldi, un ritorno al cristianesimo delle
origini. I ragazzi del M5S a Woodstock a Cesena nel 2010, si auto definirono i “pazzi
della democrazia”, così come i francescani erano detti i “pazzi di Dio”. Ci
sono molte affinità tra il francescanesimo e il M5S. […] Nel libro “Il Grillo
canta sempre al tramonto” scritto lo scorso dicembre con Fo e Casaleggio quest’ultimo
diceva “Non deve essere un caso che non esista un papa che si sia fatto
chiamare Francesco. Noi abbiamo scelto appositamente la data di San Francesco
per la creazione del MoVimento. Politica senza soldi. Rispetto degli animali e
dell’ambiente. Siamo i pazzi della democrazia, forse molti non ci capiscono
proprio per questo e continuano a chiedersi che c’è dietro”. “
Per
capire la qualità della democrazia tra “i pazzi della democrazia” del M5S,
basta constatare che Beppe Grillo che non si è mai sottoposto a nessuna
votazione di nessun genere, ieri è
andato alle consultazioni dal Presidente della Repubblica. La ragione di questo
è da ricercare nell’atto di costituzione dell’associazione M5S:
“Spettano
quindi ai Signor Giuseppe Grillo titolarità, gestione e tutela del
contrassegno; titolarità e gestione della pagina del blog www beppegrillo.it/mov
imento5stelle”.
E il presidente dell’associazione M5S
chi è?:
“Per
i primi tre anni vengono chiamati a comporre il Consiglio Direttivo i
comparenti signori:
Giuseppe
Grillo, Presidente;
Enrico
Grillo, Vice presidente; ed Enrico
Maria Nadasi, Segretario, che accettano la carica.”
“Vengono
chiamati” da chi?
Un
Presidente di associazione suscitato.
Come ricorda perenne l’Ecclesiastico: “In
mano del Signore è il governo della terra, ed a tempo opportuno suscita l’uomo
adatto”(Ecclesiastico 10, 4).
Si è così chiuso i cerchio.
Si era partiti con
“Il
Fascismo accoglie così in sé la luce più alta del Francescanesimo”
per
arrivare a
“Ci
sono molte affinità tra il francescanesimo e il M5S.”
Non c’è vergogna nell’utilizzare per fini di mera speculazione
politica, il nome di Francesco d’Assisi, la sua vita, la pietas dei milioni di persone che nei secoli hanno trovato ed hanno
riposto in lui.
Speriamo che tutto questo finisca presto e che gli
ultimi epigoni che trovano tanta ispirazione nel francescanesimo applichino
alla propria vita la vita di Francesco senza glossa.
No, non si chiede a Grillo e Casaleggio fulminati
sulla via di Assisi di denudarsi come ha fatto Francesco e di vivere ultimi tra
gli ultimi, con Fo al posto di frate Leone.
No, non si chiede tanto. Si chiede solo che Grillo e
Casaleggio vivano con i 2500 euro che hanno fissato come mensile ai loro
parlamentari.
Si chiede solo che Grillo come pretende dagli altri
uomini politici, ci informi della sua situazione patrimoniale e reddituale. Che
applichi a sé il politometro che pretende dagli altri.
Se non farà tutto questo saremo di fronte ad una
farsa, la tragedia l’abbiamo già vissuta con il fascismo.
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